Thursday, December 1, 2011

Mentitelo coi fiori

Qui a Seattle, ultimamente, pare che le giornate liete si susseguano senza fermarsi. Da un lato ciò mi rallegra poiché, fin'ora, ho vissuto giornate tranquillissime, degne della persona più normale del mondo. Non pensate che chi vive negli USA conduca la stessa esistenza di Starsky & Hutch o di Lady Gaga...! Qui le persone si svegliano presto la mattina con le balle girate perché al lavoro le attendono mille problemi, pranzano, ricominciano a lavorare, tornano a casa, cenano e vanno a dormire per ricominciare ancora più incazzati di ieri. Ecco, la mia vita e' ancor più piatta (e va bene così!). D'altro canto tutte queste gioie mi preoccupano...non e' che la sfiga se ne ha a male e viene a gridar vendetta? C'è anche da dire che ci son già stati periodi nella mia vita abbastanza belli seguiti da momenti abbastanza normali. Insomma...tutto e' tornato come prima. Ed e' ciò che mi aspetto!
Ebbene, il 26 abbiamo accolto in suolo seattolese la prima ondata di familiari: la Simo e mio fratello. Arrivavano a Seattle alle 13. Mentre l'Ing. era in macchina a videochiamarsi col fratello, io stavo dentro l'aeroporto in collegamento col Dott. e la nonna per mostrar loro in diretta l'arrivo dei 2. Ve lo giuro, manco lo sbarco di Armstrong sul suolo lunare e' stato così ben documentato! Ci mancava la sigla dell'Eurovisione che per il resto il momento era solenne già del suo. La prima che sbuca dal trenino che porta dagli arrivi internazionali all'uscita e' stata la Simo. I capelli neri che, come al solito, fanno pan dan col cappotto nero. Pantaloni sportivi neri, scarpe nere e una t-shirt rosa che era quasi imbarazzata a stare in mezzo a tutti quei neri. La Simo c'aveva la faccia provata, il trucco colato e sentiva caldo come quando arrivammo a Cuba vestiti come se la destinazione fosse Oslo.
Mio fratello aveva una tutta nera, i capelli scompigliati che pareva appena uscito da un test nella galleria del vento e il giacchetto sceso che pensavo dovesse coprire un buco sul lato posteriore dei pantaloni. In realtà anche lui sentiva caldo. Avevo veramente seri dubbi sulla collocazione geografica di Seattle. Arrivati alla macchina l'Ing. accoglie suocera e cognato con, rispettivamente, un mazzo di rose e un palloncino con su scritto "Happy Birthday!". La Simo riceve commossa le rose e ringrazia sentitamente. Io le dico "Mammina, qui e' normale regalare rose alle signore che arrivano dopo un lungo viaggio!". Sono passati 5 giorni e ancora me lo rinfaccia. Avrebbe preferito che le dicessi "Mammina, queste rose sono un pensiero speciale che abbiamo avuto solo per te!". Nonostante la mia spietata sincerità, e' stata una giornata ricca di gioia.

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