Friday, December 9, 2011

E' tempo di gettare la spugna!

Dopo l'arrivo a Seattle della Simo le cose sembrano più facili e rilassate. La mamma e' sempre la mamma, anche se dopo 5 minuti che dialoghi con lei realizzi quanto sia stato saggio trasferirsi nel nuovo continente. Il fatto e' che lei crede che tutti siamo affetti da una forma di ipoacusia intrattabile. Cio' la costringe ad urlare benché la distanza che la separa dall'interlocutore e' pari a quella delle Pringles dentro al barattolo. Essendo io abituata a vivere nel silenzio per la maggior parte della giornata, tornare a convivere con mamma e' una prova d'affetto bella e buona.
Non parliamo del mio adorato fratellino. Bisogna stargli dietro come ad un cucciolo che ti scagazza per casa. Una delle cose più curiose e' che ci ha messo un po' di giorni per familiarizzare con l'acqua, i saponi e gli asciugamani del luogo. Per fortuna ora ha preso il via e pare che farsi una doccia non sia poi così complicato...
L'Ing. e' super indaffarato al lavoro e deve sforzarsi a tenere il lobo occipitale libero per la comprensione di eventuali chiamate da parte mia che lo esorto a tornare a casa perché Sguingui vuol nascere.
E io? Beh, ho quasi abbandonato la speranza di arrivare a 100kg e di partorire a breve, ossia prima della data presunta del parto che e' il 14 dicembre. 2 obiettivi che vanno a farsi fottere, come si sta facendo fottere il mio umore. Quest'attesa e' snervante! Da un lato vuoi farla finita con questa panza che crea solo disagi diurni e notturni ed e' meta di toccate non autorizzate che manco c'avessi la Sacra Sindone avvolta. Dall'altro vuoi abbracciare il tuo piccolo scricciolo. Senti proprio il bisogno di stringerlo, coccolarlo ed iniziare la tua esistenza con lui.
L'altra cosa che mi porta a non sopportare più la condizione di appanzata sono gli atroci dolori rettali che provoca Sguingui quando decide di cambiare posizione. Questi giorni, infatti, in casa non si parla d'altro e la Simo pare divertita dalle mie pene anali. Invero, nell'immaginario collettivo, quando il bimbo scalcia si pensa che ciò provochi dolore alle pareti della pancia. Stronzate! Il dolore va a colpire direttamente li' ove non batte il sole. E, se sei fortunata ad avere le emorroidi come me, la sofferenza e' triplicata. Sapevo che la donna fosse condannata a partorire con dolore e non a soffrire di dolori all'ano! Mah...
Martedì scorso la gine mi ha detto che sono dilatata 3 cm e che il collo dell'utero e' corto 1cm. A sentire queste notizie ero stra-convinta che il parto fosse imminente. Stavo più attenta di una guardia carceraria ad ogni singolo dolore o perdita e supplicavo Sguingui di venire a respirare un po' d'aria fresca di Seattle. Ero contenta! Constatato che le contrazioni sono del tutto sopportabili, che non si verificano con una frequenza regolare, come dovrebbe essere, e che i miei slip sono tornati ad essere immacolati (ok...quasi), ho deciso di gettare la spugna ed arrendermi al tempo che vuol trascorrere noncurante delle mie caviglie gonfie tipo Fred Flinstone e di tutti gli acciacchi che ho. Sono passata, quindi, ai consigli popolari che si sentono in giro e che si leggono pure su internet. Per ora ho provato a fare discrete camminate e costringere l'Ing. a performance sessuali di discutibile gusto erotico qualora viste dall'esterno. A meno che il livello di depravazione dello spettatore vada oltre la masturbazione della pecora.
Entrambi i metodi pare facciano acqua. Il primo, ossia la passeggiata, incrementa il mal di schiena, di gambe ed il giramento di balle che già sono fonte di sofferenza, soprattutto nelle ultime settimane di gestazione. Il secondo rimedio rende scettico l'Ing. circa la sicurezza del nascituro. Una sera si teneva forte forte le mutande, manco dovesse salvarle dalla caduta in un dirupo, e proferiva la seguente frase: "io mio figlio non lo prendo a cappellate". La ottoscritta, per non far la parte dell'uomo assetato di sesso ed insensibile ai soliti dolori premestruali della compagna frigida, si e' dovuta girare e dire "beh, in effetti a me stasera fa male la testa".

Friday, December 2, 2011

E' una questione di sciacquone

Dopo 9 mesi debbo riconoscere che decidere, deliberatamente, di rimanere incinta e' pressocche' una cosa da persone coraggiose. Nel senso che Rambo, da solo, nella giungla, a combattere contro presunti Vietcong e serpenti velenosi che non esistono nemmeno nella mente del creatore, fa più tenerezza del Tenerone che vedevamo da piccoli in Drive In. Pippo, Pippo, piiiiiippo!!!!
Fino ad un mese fa, ad esempio, pensavo che i piedi gonfi fossero fenomeni serali dettati dalla quantità di stronzate commesse durante la giornata. Troppe ore in piedi, troppo tempo senza muoversi, la coca cola al posto dell'acqua e così via. Biiiiiiip! Sbagliato!!!!O son troppo indisciplinata io, o qualcuno ha deciso di punirmi in maniera arbitraria. O la combinazione di entrambi. Scegliete voi.
Comunque le notti insonni ho scoperto che possono essere causate da vari fattori. La classica donna incinta vi dirà che non dorme dall'agitazione, a causa dei calci del bimbo o della posizione scomoda che deve assumere per non urtare la panza. Io non dormo perché al piano sopra abita un'emerita stronza. Anzi Stronza, con la S maiuscola. E la signora in questione coabita con un gran testa di minchia. Ebbene, entrambi hanno la medesima vita di Nosferatu: il giorno dormono e la notte, a partire dalle una circa, iniziano a vivere come noi normali viviamo di giorno. E succhiano. Se sangue o cosa non so. Soprattutto lei, che necessita di andare a sputare al cesso con intervalli regolari di 20 minuti, tira lo scarico e riparte alla carica. Durante i tragitti che compie, la nostra amica Draculessa indossa delle sexy ciabatte stile infermiera sui 50 e sui 150kg che attraversa i corridoi dell'ospedale con un passo che pare gli si filino le simil-pantofole da un minuto all'altro e vadano a colpire qualche malcapitato sul setto nasale.
In realtà, durante le ore notturne trascorse ad ascoltare i suoni provenienti dall'alto, sono anche arrivata a pensare che questi 2 stanno tentando di avere un figlio. Perciò, dato che il giorno lavorano, devono darci giù di brutto durante la notte. Lei, poi, si alza, va al bagno, si da una sistemata alla meno peggio e torna da lui. Invero il fecondatore presunto non l'ho mai sentito camminare. Ho sempre sentito lei che, a fine nottata, a forza di fare la' e qua' dal bagno, ha percorso la mille chilometri del passatore.
Mah...forse l'accorgersi nottetempo di tanti rumori e di come procedono le vite altrui fanno parte di queste notti insonni che accompagnano ogni donna al traguardo del parto. Forse sono io che non mi faccio i c... miei, forse sono i signori Nosferatu che mi vogliono comunicare
qualcosa. Qualunque sia l'ipotesi azzeccata, qui sono le 4 di notte, le ciabatte rullano ancora come tamburi, io sono comodamente seduta sulla toilet a scrivere ed il mio piccolo albero di Natale splende e mi fa luce sul corridoio. Manca solo Sguingui che urla come Tarzan quando Jane non gliela da e che farà fantasticare qualche altra donna incinta del palazzo alle 3 di notte. Ciao donna incinta, tra poco son cazzi tuoi. E' ora di tirare lo scarico.

Thursday, December 1, 2011

Mentitelo coi fiori

Qui a Seattle, ultimamente, pare che le giornate liete si susseguano senza fermarsi. Da un lato ciò mi rallegra poiché, fin'ora, ho vissuto giornate tranquillissime, degne della persona più normale del mondo. Non pensate che chi vive negli USA conduca la stessa esistenza di Starsky & Hutch o di Lady Gaga...! Qui le persone si svegliano presto la mattina con le balle girate perché al lavoro le attendono mille problemi, pranzano, ricominciano a lavorare, tornano a casa, cenano e vanno a dormire per ricominciare ancora più incazzati di ieri. Ecco, la mia vita e' ancor più piatta (e va bene così!). D'altro canto tutte queste gioie mi preoccupano...non e' che la sfiga se ne ha a male e viene a gridar vendetta? C'è anche da dire che ci son già stati periodi nella mia vita abbastanza belli seguiti da momenti abbastanza normali. Insomma...tutto e' tornato come prima. Ed e' ciò che mi aspetto!
Ebbene, il 26 abbiamo accolto in suolo seattolese la prima ondata di familiari: la Simo e mio fratello. Arrivavano a Seattle alle 13. Mentre l'Ing. era in macchina a videochiamarsi col fratello, io stavo dentro l'aeroporto in collegamento col Dott. e la nonna per mostrar loro in diretta l'arrivo dei 2. Ve lo giuro, manco lo sbarco di Armstrong sul suolo lunare e' stato così ben documentato! Ci mancava la sigla dell'Eurovisione che per il resto il momento era solenne già del suo. La prima che sbuca dal trenino che porta dagli arrivi internazionali all'uscita e' stata la Simo. I capelli neri che, come al solito, fanno pan dan col cappotto nero. Pantaloni sportivi neri, scarpe nere e una t-shirt rosa che era quasi imbarazzata a stare in mezzo a tutti quei neri. La Simo c'aveva la faccia provata, il trucco colato e sentiva caldo come quando arrivammo a Cuba vestiti come se la destinazione fosse Oslo.
Mio fratello aveva una tutta nera, i capelli scompigliati che pareva appena uscito da un test nella galleria del vento e il giacchetto sceso che pensavo dovesse coprire un buco sul lato posteriore dei pantaloni. In realtà anche lui sentiva caldo. Avevo veramente seri dubbi sulla collocazione geografica di Seattle. Arrivati alla macchina l'Ing. accoglie suocera e cognato con, rispettivamente, un mazzo di rose e un palloncino con su scritto "Happy Birthday!". La Simo riceve commossa le rose e ringrazia sentitamente. Io le dico "Mammina, qui e' normale regalare rose alle signore che arrivano dopo un lungo viaggio!". Sono passati 5 giorni e ancora me lo rinfaccia. Avrebbe preferito che le dicessi "Mammina, queste rose sono un pensiero speciale che abbiamo avuto solo per te!". Nonostante la mia spietata sincerità, e' stata una giornata ricca di gioia.

Monday, November 28, 2011

Buon compleanno S.!

Diciamo che dal 20.11 c'è stato un susseguirei di emozioni che proseguiranno per tutto il mese di Dicembre! Il che mi fa dire: che figata! Si, a volte la vita va bene ed e' felice. Esiste anche questo aspetto. Ma la felicita', come diceva la vecchia (una signora sugli ottanta conosciuta in quel di Seattle), ha lo stesso schema di un elettrocardiogramma: va su e giù senza essere mai costante. Comunque esiste ed io, fin'ora, la sto sperimentando!

20.11, midnight: scattato l'ora del mio compleanno! Un connubio di gioia e tristezza infinita poiché, e son certa accade a tutti, c'è l'entusiasmo della data X durante la quale ci sentiamo al centro del mondo, d'altra parte c'è la consapevolezza che e' passato un anno in più, che tutti i buoni propositi dell'anno scorso sono andati a mignotte utilizzando il tuo stipendio e che da domani ritorni ad essere lo stronzo qualunque. L'Ing., comunque, si e' dato da fare per esaltare l'aspetto positivo della faccenda. Allo scoccare della mezzanotte, che manco a Greenwich sono così puntuali, chiappa la coppetta verde e la colma di gelato al gusto biscottino grasso e burroso, proprio come piace a me! Ci mette pure le candeline e mi fa la foto! Voi direte: che tesoro! C'è un particolare che va assolutamente detto. La sottoscritta era appena uscita dalla doccia, coi capelli bagnati che ricordavano tutt'altro quelli della Ursula Andress che emerge dall'acqua in 007 Dr. No, una canottiera nera in simil-microfibra le cui bretelle facevano sguizzare tutto il lardo accumulato nella zona sotto braccio, facendomi sembrare un essere a 4 tette e, dulcis in fundo, la maschera di bellezza ( chiamata così per convenzione ) al gusto menta che, appena la spalmi, provi in faccia le stesse emozioni di chi ha subito sulle palle un attacco di piragna.
Dopo il servizio fotografico l'Ing., per farmi sembrare carina (lui poverino ce la mette sempre tutta) mi ha fatto un servizio di pedicure e manicure da applauso durato fin verso le 2 di notte! Tutto ciò durante la visione di "Totò, Peppino e la malafemmina".
E' stato un inizio di compleanno fantastico sia grazie all'Ing. che si e' adoperato con tutto se stesso per renderlo tale, sia grazie al mio piccolo che mi ha fatto sentire una persona davvero speciale!
Benvenuti 29 anni!

Friday, November 18, 2011

Yo ablo espanol!

Quest'oggi ce l'ho con Google Italia, in particolare con la sezione "immagini". Prima di iniziare il breve racconto sono orgogliosa di annunciarvi che un mio lettore e' arrivato al blog digitando "penetrazione in culo". Per una che scrive di chili accumulati, mutande a pois e Sguingui vari che rompono i maroni da mattina a sera, questo non può essere altro che un elemento di cui andare fiera!
Orbene, ieri stavo curiosando su internet perché mi era presa una curiosità bestia circa il fantomatico "tappo mucoso". Per chi non e' del settore: dicesi tappo mucoso quell'affare a forma cilindrica che, letteralmente, tappa la cervice e protegge gli Sguingui mentre stanno dentro la pancia delle loro mamme. Il nostro protagonista, di solito -ma non sempre-, esce dal corpo della signora gravida a distanza di pochi giorni o ore dal parto. Ella, che oramai s'è abituata a rivivere sui propri slip l'esperienza delle sputacchiere di inizio '900 (poi proibite perché la TBC se ne stava a passeggio come un sedicenne per il corso), si ritrova sulla biancheria un altro tipo di schifezza di cui, molto probabilmente, ha sentito parlare ai corsi pre-parto. Durante quest'ultimi ti fanno vedere le peggio immagini di placente di tutte le dimensioni e specie, vagine che si espandono a dismisura e sangue che fuoriesce manco fossimo al corso sul funzionamento degli idranti. L'unica cosa che dimenticano e che invece reputo essere importante, e' quella di mostrarti il nostro amico tappo mucoso. Essendo che la data del parto si avvicina e che certi tipi di sorprese o colpi di scena non mi affascinano, ho deciso di avventurarmi da sola alla ricerca del protagonista di questa storia. Voglio saperlo riconoscere e, alla sua vista, iniziare a urlare ed agitarmi come fanno tutte le donne dei film vicine al parto. Digito su Google "tappo mucoso" e mi escono mille siti internet, dei quali manco mezzo mostrava una foto del mio amico. Allora prendo il toro per le corna e clicco su "immagini": niente de niente. Google immagini c'ha un grosso problema: e' più spaventoso di It e Nightmare che ti rincorrono per casa. Quando digiti "cagnolini carini paciocconi" e poi fai click su "immagini" ti compaiono teste di animali mozze, cani con denti insanguinati che tengono tra le zanne gattini con le budella di fuori e bestie in punto di morte da diabete, appunto perché, paciocconi ergo obesi. Pero', se digiti "cadaveri morti sgozzati", ti compaiono foto di studentesse biondissime americane, la fantastica villa di Roman Polansky e il nuovo set di coltelli dello Chef Mario. Invero, se digiti "tappo mucoso", ti compaiono donne incinta che pesano meno di Carla Bruni ( e li' parte quella cosa che si chiama violenza gravidica), bimbi teneramente avvolti nel liquido amniotico e una vacca che sta dando alla luce il suo vitellino in un bel prato verde, da fare invidia alle nostre sale parto! Sconcertata e incazzata nera provo ad aggiornare la pagina, perché anche Google immagini si può sbagliare ed ha diritto ad una seconda chance. Risultato? Tutto come prima...vacca compresa! La necessita' fa l'uomo ladro, a me aguzza l'ingegno. Memore dei numerosi filmati visionati su You Tube di come avvengono tutti i tipi di parto e, memore, che quelli in Italiano mostrano tutt'al più la capoccia della partoriente, mentre quelli sudamericani fanno vedere anche l'intestino tenue di costei, ho capito che se avessi fatto la ricerca del "tappo di muco" in spagnolo avrei ottenuto buoni risultati. "Tapon mucoso", "immagini" ed ecco che in prima pagina compare, spalmato sopra la carta igienica che manco la nutella sul pane, un affare mostruoso rosso-verdognolo-trasparente che si estende per circa 10cm sorretto da una mano femminile che lo mostra in tutto il suo splendore di colori. Non mi sentivo così tranquilla alla vista di un'immagine così raccapricciante da quando assistevo nonna che ammazzava il coniglio nell'orto! E non dite che schifo...anche voi guardavate!

Wednesday, November 16, 2011

Pain

Circa 14 anni fa mi era stato detto che "il dolore e' una sensazione e le sensazioni possono essere cancellate". Questa frase era di un mio amico, di qualche anno più grande di me: il buon vecchio T. Io ero poco più che una teen ager e queste parole le prendevo come oro colato. Ora, che sono sulla soglia dei 30, darei una pacca sulla spalla del mio caro amico e, amichevolmente, ce lo manderei coi vestiti e tutto, lui e la sua frase stronza.
Il dolore e' una sensazione e mi sta bene ma, ahimè, col cazzo che si cancella! Vediamo qual'e', secondo la scrivente, la classifica dei dolori più atroci che l'essere umano possa mai provare:
-Al terzo posto troviamo la GINOCCHIADA(con la D): e' quell'ipotesi che si verifica allorquando il proprio ginocchio, destro o sinistro non ha importanza, si scontra con una superficie solida che, solitamente, e' qualche angolo della casa. A seguito dell'attrito la mano va immediatamente a contatto della bocca a mo' di autocensura. Colui che ha subito l'incidente necessita immediatamente di mettersi seduto ed assumere la posizione del pensatore di Rodin, tentando di far luce sull'accaduto, concentrandosi sul miglior uso che può fare delle parole imparate la domenica precedente dagli ultra' del Trastevere Calcio.
-Al secondo posto vi e' la GOMIDADA: tale fenomeno si verifica allorquando l'ossicino esterno del gomito e lo spigolo della porta impattano. Solitamente la fattispecie in questione accade in seguito ad episodi tipici di fretta. Ad esempio: sono in bagno, sento il cellulare a suonare in sala, sono in attesa di una chiamata importante e mi fiondo senza calcolare bene le distanze che separano il mio gomito dallo spigolo della porta. A quel punto scende una lacrima sul viso, vengono pronunziate frasi indicibili che nemmeno a Sodoma e Gomorra conoscono e, finalmente, si agguanta il telefonino per scoprire che era quella stronza della Vodafone che vuol sapere se hai già fatto lo You and Me. Si, l'ho già fatto. Co' li' mortacci tua. Silenzio e solitudine sono l'unica cura per questo dolore.
-Al primo posto si piazza la MIGNOLADA: e' un tipo di dolore che nessuno e' mai riuscito a descrivere. Non ha paragoni nemmeno con un frontale col teno alta velocità Milano-Roma. La mignolada avviene rigorosamente in camera. Il dito mignolo del nostro piede va a sbattere con una violenza inaudita contro lo spigolo del letto. In questi momenti la vittima si trasforma in Super Sayan della bestemmia. Inizia a sfogliare la grande enciclopedia degli animali per associare questi ultimi alla divinità. Mano a mano che il dolore aumenta la lista anzidetta viene accompagnata da una danza che consiste in salti multipli sul posto. Il salto serve a mettersi ancor più in contatto con la divinità destinataria degli epiteti summenzionati.

Qual'e la vostra classifica del dolore?

Monday, November 14, 2011

2 X 1

"Come siete rimaste incinta?" "Mah...io manco ci pensavo ma il freno a mano si e' disinserito e lui, dalla paura che il coso si urtasse, l'ha tenuto dentro", "Io ho detto 4 Padre Nostro ogni sera e il sabato mi facevo 4 giri di corona...la birra", "Io lo prendevo i giorni dispari dietro e quelli pari davanti".
Niente...quando leggo alcune domande e risposte del forum di mamme a cui partecipo questi sono i risultati, ma andamo avanti...oggi voglio parlarvi di tutt'altro. In particolare di come, anche a Seattle, la gente al supermercato non se fa i cazzi sua (come direbbe mio cugino che abita in quel di Roma, ma anche come direi io con l'accento di Perugia).
I 2 episodi, accaduti nel medesimo posto, si sono verificati a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro la scorsa settimana. Per i più curiosi, il supermercato si chiama Whole Foods.
Come e' noto il mio peso e' pari al peso specifico del piombo e, tutto il grasso accumulato durante questi mesi di gravidanza, mi da quell'andamento baldanzoso che ricorda un po' Winnie the Pooh mentre imita Platinette. La cosa e' abbastanza evidente per due ordini di motivi: in primis perché sono, come dire, ben visibile; in secondo luogo perché alla gente piace ficcare il naso nei posti più impervi.
Invero, camminavo beata davanti al reparto pescheria dal quale si intravede anche il banco della macelleria. Ero totalmente assorta nei miei pensieri di donna impegnata sui fornelli e cercavo di mantenere un sano equilibrio, psichico e fisico. Ad un tratto sento una voce maschile che rimbomba sui miei pensieri, scacciandoli come si fa col gatto quando cerca di leccarsi ben bene quella trota che stai sapientemente condendo per pappartela a cena. "Hey!" ( che in realtà era un "Hey, tu! Si! Tu che sembri l'omino della Michelin versione gay, let me tell you something!"). Appena sento quel tipico rischiamo che solo i migliori taglialegna del posto sanno fare, mi volto e lo sguardo cade sul cuoco del mini bar&grill che si trova dentro Whole Foods. Ora, io sono sorda da un orecchio e quando la gente mi parla necessito di una distanza dall'altro pari alla lunghezza del mio naso sommata a quello del mio interlocutore. Con fare baldanzoso e sicura di me, mi avvicino al tale, sorrido e dico "Hi!" che, tradotto in italiano e'"Adesso che cazzo vuoi?". Lui mi chiede" Perché non usi il carrello con incorporata la sedia a rotelle che abbiamo in dotazione all'entrata?". Al che iniziava ad imperversare in me quell'istinto da serial killer che avevo assopito per far spazio ai buoni sentimenti ed al quieto vivere. Soltanto che quest'ultimo e' un po' come il comunismo, non e' applicabile alla società. I buoni sentimenti, invece, uno se li gestisce con facilita' e, grazie a loro ho risposto "Non uso quella sedia perché sono giovane". Come notate la risposta e' stata scelta più a caso di quando si estraggono i numeri della tombola di Natale. L'alternativa sarebbe stata "Fatti i cazzi tuoi barbarossa!" ma la mia parte buona ha prevalso. Ora, pero', e' andata in vacanza per un bel pezzo. Vi risparmio l'imbarazzo del seguito...quella specie di boscaiolo che mi inizia a raccontare della sua amica che ha passato gli ultimi 3 mesi di gravidanza a letto. Tanto per farmi capire di come fossi fortunata io che potevo ancora camminare. Me prendi per il culo??!!??
A distanza di pochi giorni, dopo un giretto in Santa pace dentro al suddetto supermercato, mi ritrovo alla cassa per pagare i miei acquisti di cibo preconfezionato, unto e tanto, tanto buono. Notavo che la cassiera, mentre scannerizzava i prodotti del cliente che era prima di me, volgeva di sfuggita lo sguardo verso me. Sinceramente non l'avevo mai vista, ergo non la conoscevo, di conseguenza lei di sicuro guardava un punto che stava compreso tra me e l'angolo della cassa. Col cazzo!!!! Appena e' arrivato il mio turno, mi guarda tutta felice e contenta. Pareva veramente soddisfatta di se stessa, tant'è che l'affermazione le e' sorta spontanea : "Ah, ma tu sei incinta". "No, ho rubato dal reparto ortofrutta tutta una serie di robe e, per non farmi sgamare da voi gran teste di minchia, me le son messe sotto alla maglia. Pirla che non sei altro!". Per fortuna che a questa domanda ci sono abituata e la risposta simpatica, quella che uno da per sdrammatizzare e risparmiare il mitico vaffa per altre occasioni, ce l'ho sempre a portata di mano...cioè di bocca, che a portata di mano c'ho sempre il dito medio alzato sotto la manica. Il cosiddetto "asse nella manica".

Wednesday, November 9, 2011

Comunicazione di servizio

Oggi, per pranzo mi sono fatta una pizza perche' il solito piatto di pasta, francamente, me li avrebbe pure rotti. L'insofferenza a tale cibo e' dettata dal fatto che, per la sua preparazione, richiede una certa ripetitivita'. Al punto che pure il fornello e la teglia hanno imparato a fare la loro parte senza che io intervenga. E anche loro si son rotti le balls. Oggi, quindi, ho fatto lavorare il forno che cuoce in fretta e sporca poco. Cioe', dentro pare ci abbiano festeggiato il compleanno di un quindicenne, ma fuori e' tutto perfetto. Ed e' l'apparenza che conta! Me l'ha insegnato la mia ex domestica, la R. Quando veniva a pulire lei, la camera era sempre piu' che perfetta, ineccepibile direi! Ma se aprivi i cassetti e le ante degli armadi potevi trovare tutti i vestiti, accartocciati a formare una palla colorata, che tu, la sera prima, ubriaca di ritorno da un party, avevi seminato dal portone di entrata fino al letto. Lo facevo, soprattutto, per rassicurare la Simo che ero tornata e stavo bene. Ho esportato la tecnica a Seattle e l'Ing. non apprezza molto. Pero' la gente si stupisce sempre di quanto sia ordinata la mia casa! Comunque, con la presente, ci tenevo a comunicare che la pizza che oggi ha costituito il mio pranzo ha una peculiarita': c'hai il formaggio inserito nella crosta. Dalla foto sopra si puo' vedere la sezione della pizza e la cosa bianca che si vede dentro la crosta non e' impasto, bensi' il formaggio. Si possono notare pure le mie tette che, nel ritaglio della foto, ho deciso di non castrare perche' ne vado fiera. Stanno cosi' attaccate senza bisogno del push-up della Yamamay, per la prima volta nella storia della mia vita.
La pizza si chiama "Pizza Di Giorno" ove la G va pronunciata come si pronuncia la J di Gioca Jouer. N.B.: Questa pizza fa veramente cagare.

Lettera di Sguingui alla sua amata

L'Ing., essendo che il bambino nasce con la cittadinanza statunitense, vorrebbe mettere su un business. L'idea e' questa: la donna che sposerà suo figlio avrà diritto alla cittadinanza americana. La faccenda e' abbastanza appetitosa e molte donne accorreranno per contendersi il titolo di Signora Sguingui. Ed e' a questo punto che interviene Mr. Ing che, per accumulare soldi e spenderli in stronzate, e' bravo assai. Quest'ultimo, in sostanza, farebbe richiesta alle sventurate donzelle di un'ingente somma di denaro in cambio della mano del figlio. Trascorso il tempo necessario affinché queste ottengano la cittadinanza, inizia la parte B del piano ossia l'organizzazione del divorzio. Questo passo e' fondamentale affinché si possa celebrare un successivo matrimonio e trarre profitti. Insomma, coi tempi che corrono, ci stiamo organizzando con la pensione.
Io, che sono donna e, come tale, romantica, non sono molto d'accordo con l'Ing., sebbene l'idea sia appetitosa. Invero avrei già scelto la compagna di mio figlio. I due sono già in comunicazione, benché lui ancora non sappia che al mondo non tutti pisciamo da una cannuccia. Naturalmente Sguingui lascerà la sua mamma per contrarre matrimonio con la signorina in questione solo quando lo deciderò io. Ancora, naturalmente, lui, anche in costanza di matrimonio, vivrà con la sua mamma che gli preparerà tanti buoni omogeneizzati da mangiare durante la pausa pranzo al lavoro, gli farà prendere la patente per la guida del trattore della Peg-Perego e lo lascerà andare al parco giochi da solo come regalo per il compimento dei 40 anni.
Questo il contenuto della missiva che Sguingui ha inviato alla piccola E.:
"Cara e amata E., il mio cuoricino batte bello forte e regolare e l'utero della mamma cresce perfettamente (da ciò deduco che pure io sto diventando un ometto). Dei giorni mi muovo tantissimo mettendo a repentaglio la pazienza di mamma che e' pari ad una mia caccola. Altri giorni mi muovo meno per riposarmi e riprendere la carica. Quei giorni la mamma e' più rilassata. Mi hanno detto che sono posizionato con la testa in giù, ma io mica ci capisco niente! A volte sento il papi che si avvicina per farmi le carezze, picchiettando sulla fontanella. Credo che lui abbia solo un dito che, pero', assomiglia ad una mia gamba. Anche se e' monco, gli voglio bene lo stesso. Ad un certo punto lui urla e non mi accarezza più. Perché si arrabbia? Io sono qui dentro buono buono...! Ti mando tanti bacetti bella E.! Presto sarò sotto il tuo balcone a cantarti una bella canzoncina d'amore! ♥".

Monday, November 7, 2011

Ninna ooooops!!!

Quando una donna si trova in quel periodo della sua vita (voluto o meno) che viene comunemente detto "dolce attesa" e che di dolce non c'ha proprio un emerito cactus -eccezion fatta per la bevanda di glucosio che ti fanno ingerire in 3 secondi per fare la prova diabete che, se prima non ce lo avevi, co' sta cosa schifosa il test risulta per forza positivo-, spunta immediatamente nell'immaginario collettivo questa cosa tonda e con 2 tette da far invidia a Lolo Ferrari che inneggia ad esseri abietti, befane, lupi, chicchi di caffe' e imbastisce cori razzisti contro persone che non sono di razza caucasica.
Avrete capito che il riferimento e' alla ninna nanna. Quest'ultima può essere di varie specie. La prima tipologia e' zoofila: il bambino viene immaginato meta' umano e meta' re del pollaio -il pollo- e, non lui, ma i suoi cosciotti vengono invitati a dormire. Ciò che dovrebbe spingere questo essere mitologico ad abbracciare Morfeo sono le doti da sarta della mamma che, noncurante del sesso del pargolo, ha cucito un gonnello con tanto di merletti e pizzi. Che se il bimbo maschio non era destinato a diventare gay, ora diventa come Vladimir Luxuria. Se e' una bimba, diventa come Vladimir Luxuria ugualmente.
Il secondo modello di ninna nanna e' quella, cosiddetta, del chicco di caffe'. Una abominevole interpretazione del machiavellico"il fine giustifica i mezzi". Allora, codesta filastrocca inizia con " Ninna nanna mamma tienimi con te, nel tuo letto grande solo per un po', una ninna nanna io ti canterò e se ti addormenti, mi addormenterò". Non solo insegna al bambino la sfacciataggine di intromettersi nel letto genitoriale, ma anche gli da quella carica di superbia che lo conduce a cantare lui stesso per la mamma. Il tutto si conclude con una minaccia: cara mamma, se tu non sprofondi in un sonno profondo ti faccio trascorrere una notte di merda che nemmeno Cenerentola allo scoccare della mezzanotte s'e sentita così stronza. La melodia in commento, poi prosegue, : "Ninna nanna mamma, insalata non ce n'è;sette le scodelle sulla tavola del re" . Ora il fanciullo passa da un comportamento tipico di bullismo ad uno da drogato. Solo uno che fuma crak seriamente puo' immaginarsi un corpo di lattuga del tipo iceberg e subito dopo la tavola di Buckingham Palace apparecchiata. La ninna nanna del chicco di caffe' termina con promesse che il bimbo già sa che non potrà mai mantenere e con la prima ufficiale presa per il culo verso la sua fattrice. Inoltre, caro bimbetto, tu pensi che mamma, dopo aver sognato di averlo fatto, in un ascensore che al massimo tiene 10 persone, con 18 uomini contemporaneamente te lo viene a dire???? Vediamo il testo insieme: "Quando sarò grande comprerò per te tante cose belle come fai per me,chiudi gli occhi e sogna quello che non hai, i tuoi sogni poi mi racconterai". E' atroce...
La terza ed ultima ninna nanna e' quella classica, quella per antonomasia. Tutti quanti siamo caduti in un sonno profondo dopo ore di performance delle nostre mamme che, tenendoci in braccio, mentre cantavano facevano ampi movimenti tipo nave in tempesta, quasi come se condicio sine qua non dell'addormentatio fosse che il cervello dovesse spostarsi dal cranio all'esofago per poi tornar su un ingente numero di volte, pari alla distanza Plutone - Uranio. Non so voi, ma io soffro il mal di mare tremendamente...pero' mi affascina l'astronomia. La Simo, pero', non te la intonava a chiare lettere ma in un italiano molto confuso e, fin quando non mi hanno regalato il libro delle filastrocche, non ne ho conosciuto il testo. Comunque questa e' stata una fortuna. Dalle parole che compongono questa cantilena spaccamaroni, emerge un non so che di sinistro con istigazioni al razzismo, alla caccia di frodo e all'odio per le persone non di bell'aspetto e anziane. Grazie all'ignoranza della Simo che oltre al ninnaoooooo non andava, ho trascorso una vita assai piacevole. Non ho mai avuto paura di essere data in affidamento alla befana. Invero mi ci travestii a 7 anni e andavo in giro per il quartiere a distribuire caramelle ai miei coetanei che mi guardavano impauriti. Odio qualsiasi tipo di pelliccia e non mi verrebbe mai in mente di farmi un montone con pelo di lupo. Mowgli ci ha passato ben più di un anno con questo mammifero e non mi risulta che, finito il soggiorno nella giungla, si siano mandati a ffanculo. L'uomo nero non mi ha mai intimorita. Anzi, quando lo incontrai debbo dire che fu molto gentile con me! Fu proprio lui che mi insegno' che quel coso nero di pelle non era il freno a mano della Fiat Uno di mamma.

Friday, November 4, 2011

Confessioni di una "Mmmmmmmhhhhh"

Sinceramente non ci volevo andare...Il motivo che m'ha spinto a prendere un appuntamento era il dolore lancinante. Pareva che un gatto si arrampicasse alle mie corde vocali e si divertisse ad affilare i suoi artigli. Proprio come fa la mimma a casa dei miei, sul divano nuovo. Guai a chi la riprende! Una sgridata potrebbe farla diventare cattiva! E' un po' il metodo che hanno usato per crescere me. Ma io son diventata cattiva ugualmente. In compenso non passo le unghie sul divano.
Dicevo, la sopportazione era andata scemando così, armatami di forze e faccia da culo, sono andata a farmelo visitare. Il tutto e' stato condito da una buona dose di imbarazzo mia e del medico. Quest'ultimo, pero', ha eccelso nella delicatezza con cui m'ha spiegato il fenomeno. Da non sottovalutare, inoltre, la riservatezza della visita. Come in ogni studio medico che si rispetti da queste parti, anche se ti devono visitare l'unghia di una mano, ti fanno spogliare tutto e mettere il tipico camice allacciato dietro che si vede anche nei film. Su tale camice c'è da dire che si annoda solo con un piccolo nastro all'altezza del collo. Praticamente vai in giro con le chiappe in fuori. Ebbene, indossato il suddetto, mi ha fatta stendere sul lato sinistro, con le ginocchia che toccavano il petto. Essendo il punto delicato, tenevo la testa girata verso il medico per controllare cosa stesse facendo. Lui, piegandosi a novanta, con le mani appoggiate sulle sue cosce e la testa girata di quarantacinque gradi, emette un "Mmmmmmhhhh". Al che, ho iniziato a preoccuparmi. Non e' piacevole essere ispezionate nella zona anale e sentir proferire un "Mmmmmmhhhh". Il mio cuore batteva, bussava così forte pareva che volesse scappare dalla mia gabbia toracica per evitare la figura di merda che la vita mi stava per propinare. Ad esaltare il tutto c'è stato il ghigno godereccio dell'Ing. che si stava godendo tutta la scena. In quel momento sono solo 2 le domande che ti poni:"Mi sarò lavata bene da quelle parti?" e "Chissà se e' uscito qualcosa e non me ne sono accorta?". Tutto il resto e' superficiale.
A seguito del "Mmmmmhhhh" ho deciso di smettere di guardare, per non condividere col resto del team di speleologi il rossore che s'era impossessato del mio viso. Tutto ad un tratto ho sentito che una mano di lattice ha spalancato le mie chiappe e chiuso immediatamente. Al che le domande precedenti sono diventate risposte:"Sicuramente c'è qualche reperto di stamane" e " Rasseganti, inizi a perderle come i cani e i vecchi".
Non avevo finito di formulare le anzidette frasi che il doctor già stava scrivendo la prescrizione: una pomata da inserire nel foro mattina e sera.
L'Ing. ci rimetteva la sveglia alle 5:50 di mattina pur di torturarmi con quel beccuccio di plastica da infilare nella zona d'ombra. Per un mese mi sono svegliata con un pezzo di plastica nel culo. Non lo auguro a nessuno. La sera la manovra diventava più complicata dato che il caro marito era assonnato, annoiato e soprattutto senza occhiali. Se avessimo giocato all'allegro chirurgo starei ancora a suonare!
Tutto ciò per dire che ora, con la gravidanza, mi e' spuntata un'emorroide. Il 90% delle donne gravide lo nasconde. Io ne parlo per ricordare a me stessa di tenermela senza fare tante storie. Altri "Mmmmmmhhhh" non li sopporterei.
Ma quella volta erano ragadi. Il dottore ha detto che andavo stitica. L'Ing. ancora ghigna. Tertium non datur.

Thursday, November 3, 2011

Sogno o son desta???

Ultimamente esco di rado. Ho raggiunto la soglia dei 90 Kg, la pubalgia mi morde l'inguine come un cane addenta il suo osso e l'andatura e' sempre più incerta. A tratti pare quasi che stia provando a sculettare. Lo facevo, fino a 8 mesi fa. Ogni volta che varco il portone dell'edificio in cui abito c'e' un rituale che seguo scrupolosamente. In primo luogo, benché mi trovo sul marciapiedi, controllo a destra e a sinistra se arriva un qualche stronzo che sfreccia sulla bici manco fossimo sulla Aurillac-Carmaux per il Tour de France. Dopo essermi sincerata che la mia vita non e' a rischio, proseguo verso sinistra e iniziano tutte le vetrine. La prima e' degli uffici della direzione del mio condominio. Non mi giro mai a salutare, mi limito a passare. Invero, da quando hanno assunto quello gay-antipatico non li sopporto tanto. Lui, se hai la passera, manco ti saluta. Io ho la passera ed un pancione incinto...
La seconda vetrina appartiene ad uno spazio vuoto. Sullo stesso sono nate scommesse clandestine circa il futuro utilizzo. Io personalmente spero ci facciano un centro estetico o un circolo amatori rutto libero, così non sento gli aspiranti tenori sfogarsi per strada ( vi giuro, qui accade on a daily basis ).
La terza vetrina che incontro e' la più bella che possa esistere. Non perché vengono esposti cuccioli di tutte le razze da coccolare. Non perché ci stanno le ultime creazioni di Versace. Non perché si vedono tanti dolcetti colorati che pare vogliano essere sbranati. Ancora, non perché c'è uno ignudo che er soli $5 ti fa 5 minuti di complimenti. Adoro quella vetrina perché c'è esposto un BIDÈ. Per chi abita in Italia non c'è niente di eccitante nel vedere questo attrezzo solitamente collocato vicino la toilette. Per chi vive all'estero da più di due anni il bidè può diventare oggetto di sogni erotici. L'unica pecca e' che la posizione e' sempre la stessa: tu sopra e lui sotto. Circa quest'ultimo aspetto occorre anche sottolineare che ci stanno diverse modalità nel rapportarsi col bidè. A tal riguardo, una sera davanti a un buon cocktail, ho affrontato il discorso con le mie amiche: ma tu lo prendi da davanti o da dietro? Il risultato fu 50 e 50. La E. e la C., preferiscono guardarlo nella rubinetteria mentre lo cavalcano. Io e la K., poco convinte del piacere classico, gli volgiamo le spalle. In fondo la sorpresa di ricevere tra le chiappe un getto di acqua che rasenta i 100 gradi quando ti sbagli a manovrare le manopole ha sempre quel non so che di sadomaso, soprattutto quando lascia il segno rosso per circa un'ora tipo frustata col gatto a 9 code. Per non parlare delle sensazioni che sfociano a seguito dell'apertura a tutta birra dell'acqua fredda a meta' gennaio. Pare che hai trascorso il pomeriggio a strofinare sul perineo le halls mentoliptus plus. La zona e' quasi anestetizzata e non conviene far sesso per le successive 48 ore. Credetemi.
Nei paesi in cui l'uso del bidè e' sconosciuto, si consolano con la carta igienica e le salviettine umidificate. A detta di un mio amico americano qui non c'è l'abitudine di lavarsi dopo una certa faccenda perché si prediligono le mutande crusty (non mi sembra appropriato tradurre). Dal canto mio, ogni volta che si affronta il discorso, ci tengo sempre a sottolineare come, in casa mia, abbiamo proceduto a sostituire la doccia passando da quella immobile a quella col filo cosicché può essere condotta facilmente verso qualsiasi punto. I poveretti che si imbattono in questa mia descrizione rimangono puntualmente muti. Non capisco
perché...
La carrellata di vetrine situate ai piedi del mio palazzo si conclude con quella del negozio di arredamento. Un divano costa $15.000 e manco li vale. Una volta, per protestare contro i loro prezzi ridicoli ed immotivati, ho pensato di entrare nello store e fare un'ingente quantità di number 2 sopra uno dei loro divani. E poi correre a farmi un bel bidè nell'esercizio commerciale precedente. Dentro la vetrina, davanti a tutti. Senza vergogna, proprio come nei sogni.
Ah...mi raccomando...mai farsi fare il bidè da Edward mani di forbice. Può essere, pero', una buona alternativa al Tantum rosa.

Tuesday, October 25, 2011

Uovo sodo

No, non e' il titolo di un film vecchio di qualche anno fa che, sicuramente, non vedrò mai. E' uno dei luoghi comuni che ti accompagnano durante i fantastici ( e' ironico eh! ) 9 mesi.
1- Andando per gradi, la prima cosa che mi viene in mente tipica della gravidanza sono le nausee e tutti le peculiarità magnerecce che ci girano intorno. Tipico, nei film, e' vedere sta cosa che rasenta il quintale fregnare per il gelato. Ebbene e' pura realtà. E non vi andrà giusto un cucchiaino di sorbetto al limone giusto per far passare la voglia. Ciò che brameranno le vostre papille gustative sarà il sundae unto del Mac Donald's con sopra 8 etti di cioccolato fuso. Pure la granella di nocciole, please! L'altro giorno, per esempio, mi son fatta fuori un ice cream made of: 3 palline di vaniglia intervallate da strati erti come materassi di caramello, noci a pezzetti e una bella colata di cioccolato caldo. La panna non ce l'ho messa, mi pareva superficiale.
2- Corollario del punto precedente. Le uniche cose che riesci a mangiare sono: dolci che superano rigorosamente le 2000 kilocalorie per morso, la pasta all'amatriciana e la pizza. Appena fai il test e scopri che e' positivo, il primo buon proposito che ti frulla in testa e': mangerò sano per il mio bambino. Che un mese dopo e': posso magna' un bambino sano.
3- La caviglia fina e un tacco a spillo sono il sogno erotico di ogni fanciullo. Per nove mesi sarete il sogno erotico di Shrek. Il vostro corpo si trasformerà in quello della principessa Fiona. Anche il colore della pelle.
4- A proposito di derma, sentirete spesso dire dalla gente che la vostra pelle e' splendente...e ci credo, dico io! Con tutto il grasso che trasudano i pori altro che "m'illumino d'immenso"! Qui siamo ai livelli di fluorescenza da contaminazione nucleare!
5- Questa fa schifo ma e' la pura verità. Gli slip si trasformano in raccoglitori di muco che va dal trasparente al bianco candido. Mio marito, la prima volta che vide quella cosa bianca che emergeva dalla mutanda di Vicoria's Secret, mi ha chiesto se mi fossi soffiata il naso con gli slip.
6- Dal sesto-settimo mese in poi il vostro pargolo assumerà dimensioni tali che voi, finalmente, vi capaciterete che state condividendo il vostro corpo con un altro inquilino. Costo del canone di locazione a parte, costui ha una vita propria ed autonoma rispetto alla vostra. Dorme quando gli pare, fa ginnastica nel bel mezzo della notte e ha pure il singhiozzo. Quest'ultimo richiede una certa dose di pazienza. Immaginatevi di aver ingerito la lancetta dei secondi e che questa sta scandendo il tempo dentro di voi...tic tac, tic tac... Poi ci si vendica facendogli ascoltare l'intero album "Voglio andare a vivere in campagna". Mmmmmmhhh come sono cattiva! Muahahahahaha!!!!
7- Se siete in dolce attesa di un maschietto, allora si che e' il momento per sperperare tutti i vostri risparmi per una ceretta a settimana. Gli ormoni maschili bombarderanno il vostro corpo talmente tanto che vostro marito chiamerà il WWF per denunciare la presenza di un orsacchiotto sotto la doccia. Il mio ha telefonato a "Chi l'ha visto" per avvisare che il signor Ciro Capodacqua di Ostia si trova al sicuro a Seattle. Sotto la doccia.
8- Le notti saranno lunghe ed insonni. Proprio come lo saranno quando avrete spanzato. La differenza e' che nel primo caso non avete motivo di stare sveglie, nel secondo si. Nella prima fattispecie cercherete rifugio sotto le coperte tentando di farvi abbracciare da vostro marito che dorme come Hello Spank con la bolla sul naso. Nella seconda avrete solo le mutande addosso, a meta' gennaio. Le tette ignude pronte per la nottata. Vostro marito ancora dorme.
9- Dopo tutti questi patimenti non credete di protervi rilassare con un bel bagno caldo od una bella sauna. La cameriera cubana di Miami mi ha avvertita: "Mentre tu te rilassa en agua caliente, tu bebè se cuoce!". Subito mi son tornate in mente le uova sode mangiate a colazione: "Oddio, ho bollito mio figlio!!!!".

Wednesday, October 19, 2011

La mia rivincita

Adesso inizio a pensare. E mi viene in mente di quando sono scesa al primo piano per prendere la posta. Avevo appena fritto 8 pezzi di petto di pollo e circa mezzo chilo di patatine stile McDonald's. Ah...c'avevo pure i capelli unti, puzzolenti e arrangiati alla "modello numero 4, Giuditta!". Il tocco finale e' rappresentato dal grembiule col panda davanti che m'ha regalato la mia amica Avv. C. Ella, nella sua immensa saggezza, gia' sapeva che mi sarebbe servito un grembiule carino per uscire di casa. Non avevo la ciabatta casalinga che fa molto donna anni '70, ma un bel paio di scarpe da ginnastica che facevano a pugni con tutto cio' che si spiegava sopra di loro. La tuta nera immancabile che e' riuscita a vestirmi dai 50 ai 90 Kg.  Forse la felpetta con la zip mi sta un poco stretta ma, con un poco di impegno (e qualche rumore sinistro, tipo strappo di tessuto), si allaccia pure quella. L'andatura e' quella inconfondibile che m'accompagna da quando ha fatto la sua comparsa nella storia della mia gravidanza la pubalgia. Ricordo benissimo quando stavo per chiedere ad una ragazza incinta cosa fosse sta pubalgia e la risposta e' arrivata da sola, sulla mia pelle, a mie spese. Pare mi abbiano fatto fare la spaccata tipo Sara Simeoni e, nel farttempo, mi stavando dando calci nelle parti intime. Non oso immaginare se fossi stata un uomo come avrei reagito. Di sicuro non sarei riuscita a pulire i pavimenti come ho fatto quest'oggi. Circa il mio passo attuale e' necessario che io menzioni il fatto che sto diventando lo zimbello del quartiere. Praticamente cammino come un bimbo di 2 anni che ancora non sa come mantenere l'equilibrio. Letteralmente mi dondolo da destra a sinistra e viceversa con i piedi che assumono posizioni innaturali pur di farmi rimanere in piedi. Faccio pena pure a loro! La cosa piu' deprimente e' che mi prende in giro pure l'ometto delle pulizie. Quello che viene dal Cameroun e che mi odia a morte perche', quando ci siamo presentati, gli ho fatto ripetere il suo nome per ben 4 volte. Ed alla quarta ho smesso di chiederglielo non perche' avevo capito, ma per evitare  di prolungare quella sana figura di merda che stavo facendo. L'innominato, insomma, appena mi vede si appoggia sul suo inseparabile mocho e inizia a dondolare come un pendolo. Mi guarda con quegli occhi scuri e ride. Per sdrammatizzare inizio a camminare ancor piu' da imbranata, inviando al suo adoratissimo ed inseparabile mocho le peggio maledizioni maledizioni. E' da un po' di tempo che non rivedo l'innominato...
Nel tragitto per andare verso la cassetta della posta non ho incontrato nessuno e mi sentivo quasi felice di aver conservato quel poco di dignita' che mi rimane doipo questi 7 mesi di gravidanza. Prendo la posta, c'era anche il film che avevo ordinato e, sinceramente, la causa maggiore che m'aveva spinta a scendere al primo piano. Mi dirigo sorridente verso l'ascensore per rincasare. Ecco, qui' le cose si son messe male. Rientravano, infatti, proprio in quel momento i super-fighi del nono piano. Ogni piano ha una coppia di vip. Una volta nel quinto piano c'ero io e l'Ing. Ora hanno preso il nostro posto la coppia di sessantenni del 520 che hanno una vitalita' che io manco nel pieno della mia fanciullezza ho conosciuto. Torniamo ai Pitt-Jolie del 9. Si apre l'ascensore. Saliamo tutti e 3. Prima sale lei, poi lui e, per ultima io. "Che cafone!" penso..., "Va be che faccio abbastanza schifo ma sono una donna!". Lui tiene lo sguardo abbassato perche', evidentemente, il pavimento e' piu' guardabile di me. Lei, mora, alta, magra e con la bocca carnosa e l'aria mezza schifata, mi lancia occhiate di disprezzo. Lo so che rasento il quintale, puzzo di fritto, sono vestita peggio della piccola fiammiferaia ma tu, stronza, sotto gli stivali da "fescion victim" hai un escremento di cane che fa capolino! Life is good!!!

Monday, October 17, 2011

(Dis)Avventure di viaggio. Parte 2

E' il sogno di tutte noi da bambine. E' il momento piu' atteso nell'estasi dei sogni romantici che ci accompagnano mentre la nostra mente immagina veli bianchi, pizzo e fiori d'arancio. E' il cazzosissimo viaggio di nozze. Quello che quando arriva il momento di decidere la meta può essere motivo di insulti, litigate, minacce e annullamento di progetti di matrimonio. Da bambine tutte lo vedevamo come meta tropicale tra palme, fiori rossi enormi, spiagge dorate e delfini allegri che pare ti salutino da lontano. Poi c'è chi, da grande, cambia idea. Come ha fatto, per esempio, la mia amica C. che s'è fatta 20 giorni tra elefanti incazzati, bufali imbizzarriti e babbuini stronzi che ti rubano il pranzo e, se non riescono nell'intento, ti ci pisciano sopra. Io sono rimasta fortemente ancorata al sogno romantico che avevo da bambina. Non mi piace espormi a rischi e, se voglio un po'di suspance e adrenalina, mi e' sufficiente attraversare la strada quando per i pedoni e' rosso. Volevo, insomma, stare tranquilla. O, almeno, così avevo progettato. Erano passati più di 4 mesi dal nostro matrimonio. L'unico viaggio che avevo fatto fino a quel momento era stato quello che mi vedeva come nuova abitante di Seattle. Era arrivato il momento di completare la cerimonia nuziale. Mi dirigevo quasi tutte le mattine all'agenzia viaggi per organizzare il tutto. Prima, pero', facevo la mia sosta al cafe' poco distante per assaporare le 500 calorie dello shake alla vaniglia. Nessun senso di colpa, specialmente quando varcavo la soglia dell'agenzia viaggi e li' vi trovavo Linda ad attendermi per organizzare la partenza. Linda si vestiva con le tende da teatro, perché non c'era taglia che potesse contenerla. Finalmente era tutto pronto. Fiji, here we come! Il viaggio e' durato 16 ore (più 2 per andare a Los Angeles) con hostess che parevano un incrocio tra un armadio 4 stagioni e il più cattivo degli aborigeni. Il viaggio era strutturato in 3 soggiorni diversi.
1. Il villaggio turistico romantico, quello dove vengono concepiti l'80% dei bambini nati subito dopo il matrimonio. La mattina ci mettevamo abbracciati a fissare il mare cristallino. Era tutto così smielatamente romantico che mi sentivo immersa in una schiuma di miele e propoli. Se non fosse stato per le vacche che passeggiavano su' e giù per la spiaggia a lasciare cacate che da lontano sembravano scogli. Tutto procedeva a meraviglia. Tutto era perfetto. Tranne, come al solito, la mia abbronzatura. Il penultimo giorno, infatti, di quella prima tappa del viaggio di mozze era in corso una discussione per via della mia noncuranza nel prendere il sole. Eravamo in conflitto. Ricordo che ero con gli occhi chiusi ad ascoltare il vento che si era alzato quando, improvvisamente, si avvicina il bagnino che i ha detto che gli stava dispiacendo assai di rovinare il nostro relax in spiaggia ma, da non so dove, era arrivato l'allarme Tsunami. A tal proposito occorre tornare al giorno prima la partenza per ricordare ai lettori che c'era appena stato uno tsunami nell'area dell'Oceania. La Farnesina, contattata da una me disperata che già vedeva volare via il suo sogno tanto atteso, aveva saputo rispondere alle mie domande sulla sicurezza del mio viaggio con un inequivocabile "So' cazzi vostri". Ritorniamo alle Fiji. Alle parole di quel sant'uomo siamo corsi, da buoni Italiani, verso la camera per cercare di accaparrare tutte le cose di valore. L'Ing. Non usciva mai, come se quella stanza contenesse tutti i tesori rinvenibili in una piramide. "Daiiiii, sbrighete!" gli urlavo io. "Esci da sta cazzo di camera!" urlava il bagnino. Siamo tutti corsi in cima ad una collina dalla quale si riusciva a vedere il mare che si era distanziato di parecchio dalla riva. Ho fumato molte sigarette e ho avuto un conato di pianto quando iniziavano a distribuire acqua, proprio come si vede nei telegiornali quando documentano le disgrazie. Passarono circa 3 ore e dello tsunami nessuna traccia. Un sospiro di sollievo e siamo ritornati a discutere dei miei modi barbari di prendere il sole. Ormai me l'ero sposato e c 'ero andata anche in viaggio di nozze.
2. L'isolotto sperduto in mezzo all'oceano turchese. Per arrivare a questo secondo luogo di vacanza matrimoniale c'era voluta quasi un'ora e mezzo di traghetto che aveva mandato a puttane un'intera mattinata di piastra che mi ci ero svegliata al sorgere del sole per non farlo rimpiangere, al suo risveglio, di aver contratto matrimonio con la scrivente. Dovevo, in qualche modo, coprire la magagna dell'abbronzatura in ordine sparso. L'isoletta su cui siamo approdati ( in realtà si erano pure dimenticati di lasciarci li' e, per questo, ci hanno fatto scendere per ultimi, durante il tragitto del traghetto verso il porto di partenza...che culo! ) era piccola e selvaggia. Ci attendevano sulla spiaggia un gruppo di musicisti con gonnellini allacciati con scarsa sicurezza, del tipo che ad ogni ventata rischiavo di scorgere il piffero, camicie floreali ed un bel fiore tropicale appoggiato dietro l'orecchio. Ad essere sincera avevo pensato ad un'isola abitata da gay e l'idea mi piaceva pure. Purtroppo ho scoperto che nelle Isole Fiji gli uomini vanno conciati così. Premesso che odio fare il bagno in mare e sono famosa per fare 15 giorni in spiaggia senza nemmeno accostarmi alla riva, mio marito mi aveva finalmente convinta perché c'era una flora ed una fauna acquatica da togliere il fiato. Ma si, sono nel mio viaggio di nozze e tutto mi e' concesso! La mattina l'esplorazione del fondale era andata alla stragrande. Il pomeriggio avevo deciso di riprovarci...era troppo bello! Questa seconda avventura era partita con una canoata in testa: mentre guardavo il fondo una canoa guidata da una tizia poco esperta mi ha centrato il lobo occipitale. Ricordo che per un secondo i pesci si erano trasformati in ballerine di salsa. Ripresami dallo scontro, mi dirigo verso una piattaforma che ricordavo essere popolata da molti pesci. Era tutto tremendamente bello e surreale. Purtroppo la voce insistente dell'Ing. che mi chiamava interrompeva quel momento di simbiosi tra me e l'acqua. Non potevo cacciare la testa fuori per rispondergli, altrimenti mi sarei persa quello spettacolo di colori. Ho deciso, allora, di dirigermi verso la spiaggia ( luogo da cui lui mi chiamava a squarciagola) continuando la mia esplorazione. Appena ho girato lo sguardo per andare verso la voce di mio marito ho avuto una visione. Credo che nemmeno Bernardette quando vide la Madonna nella grotta si e' sentita scossa così come ero io. Invero lei aveva la Santa Vergine, io uno squalo. Ho perso la testa, l'ho recuperata e l'ho cacciata fuori dall'acqua. Ho iniziato a gridare "Help, there is a shark" e nessuno mi si inculava. Tutti guardavano attoniti in attesa di qualche spettacolo. Più gridavo e più attendevo di morire. Mi aspettavo che l'amico con le pinne mi addentasse sul trippozzo grassetto. " Maledetto milk shake!" pensavo... "Fossi stata più magra sicuramente sarei stata anche meno appetibile". Finalmente sento che la mia mano in preda ad un ictus veniva agganciata da una presa stretta ma sicura: era l'Ing. che aveva deciso di salvarmi. Avrebbe potuto approfittarne, sapete?!?!? Ho passato un'oretta sdraiata a fumare di continuo e a bere vodka che il marito acquistava ogni 5 minuti al bar della spiaggia. A suo dire dallo spavento la mia bocca aveva assunto la forma del beccaio che indossavo ed e' rimasta in quel modo per un buon quarto d'ora. Ripensavo soprattutto al bagnino che mi aveva gentilmente spiegato che quello squalo sicuramente aveva avuto paura di me in quanto io ero più grande di lui. Meglio essere mangiati da uno squalo che sentirsi dire che i milk shake avevano dato i loro frutti. Forse se mi fossi portata Linda avrei sortito diverse reazioni. Forse, da bambina, il mio viaggio di nozze me l'ero immaginato così.
3.La spiaggia nera: tutto bene,grazie.

Monday, October 10, 2011

Il mio decalogo

Caro Sguingui,
come ogni madre che si rispetti ho delle aspettative.  Se, durante il tuo percorso, farai il bravo, la mamma  ti comprera' un orsetto. Vero.
1. Quando arrivera' il momento di nascere, non assumere posizioni cosiddette "a cazzo". A mammina non interessa l'ebrezza del bisturi, ne' tantomeno di vantarsi di non avere la passera spanciata a causa tua. Papa' se ne fara' una ragione. Prima o poi.
2. Durante la nostra convivenza vanno rispettati gli orari di mamma: da mezzanotte a mezzogiorno si dorme, dopo si fa la pappa e poi si fa shopping. Alla sera si fa la pappa un'altra volta. Prima della nanna ognuno va in camera sua perche' papino deve controllare che mamma stia bene. Gia' ti sarai reso conto di quanta fatica e quante botte deve dare papy tuo per accertarsi che tutto proceda per il meglio! Solo dopo questa operazione potrai venire a dormire tra i tuoi genitori. Se arrivi prima, quantomeno, bussa. Conosco persone che non hanno bussato e che ora, dallo shock, parlano senza vocali.
3. Per fare shopping occorre risparmiare su tante cose. La prima di queste e' il latte. Mamma ne ha tanto ed e' tutto per te, senza bosogno di andarlo a comprare (noi acquistiamo solo beni di prima necessita' quali vestiti, scarpe, borse e trucchi). Papino darebbe chissa' cosa per stare a contatto con le tette di mamma come potrai fare tu. Approfittane perche' passeranno molti anni prima che ne rivedrai un paio.
4. Sii sempre una persona serena e rispettosa. Poco tollerante. Sorridi a chi e' incazzato cosi', magari, gli si spegne il fuoco al culo.
5. Studia con impegno altrimenti mamma sara' costretta ad incollarti il libro sulle mani cosi' quando le tieni distanti sei obbligato a leggerlo, quando le tieni accostate sembrera' che tu stia pregando. Ora et labora Sguingui!
6. All'eta' di 40 anni potrai abbandonare il tetto (e la tetta) materno. Prima di quell'eta' il genere maschile e' ancora incapace di capire che la lavatrice non e' un complemento d'arredo su cui poggiarci la foto con gli amici scattata al mare.
7. Non affannarti a cercare la donna ideale. A parte mammina tua, nessuna e' ideale. Al massimo raggiunge la mediocrita' Quando sara' il momento, saro' io a sceglierti una bella cubista perennemente ubriaca. Dai retta a mamma che queste sono le qualita' piu' importanti da ricercare in una donna.
8. Scegli il lavoro che ti piace piu'. Non pretendo che tu diventi un professore alla Bocconi o uno scienziato al CNR. L'importante e' che guadagni denaro onestamente. Un giorno poi mamma ti spieghera' cosa, secondo lei, significa onestamente.
9. Segui le orme del papy nello sport. Conduci una vita sana e priva di stress. Ci pensera' mamma a portarti nella cattiva strada e a starti col fiato sul collo.
10. Ricordati sempre di mamma. Soprattutto quando passi davanti ad una gioielleria.

Thursday, October 6, 2011

(Dis)Avventure di viaggio (parte 1)



Premetto che a me New York fa cagare. Ci tengo sempre a putualizzare questa mia opinione. Vuoi un po' per creare scandalo perche' la gente e' fermamente convinta di quanto sia affascinante NY, sebbene non ci abbia mai messo piede; vuoi un po' per dire la mia, che ci tengo sempre tanto. E quando, poi, sto zitta e non mi esprimo son cazzi. Che mio marito mi guarda e dice che pagherebbe per capire cosa frulla in questa testolina. You don't wanna know, direbbero da queste parti. Siamo stati a NY nel 2010, perche' era d'obbligo visitarla prima che terminasse la nostra avventura negli States. Che cazzata! L'Ing. aveva un collega che e' tornato in Italia a fine 2009. Questo tizio, ogni tanto,  trascinava la moglie a visitare zone degli USA con viaggi organizzati alla buona solo perche' "tocca andacce prima de parti' da qua (ecchecazzo)!". Il mio di viaggio era ben organizzato, c'era lo zampino dell'Ing. che nel curare i dettagli e' un portento; c'ero io che dettavo regole su cosa visitare e cosa tralasciare. Si parte! Ho affrontato questa visita della grande mela con l'influenza, il mal di gola, la sonnolenza per tutti i farmaci che avevo in circolo che manco nonna mia ne ha mai assunti tanti tutti insieme e, cio' che piu' conta, avevo le balle girate. Ero sull'incazzato andante. NY ci ha accolti con la sua coltre di smog, il suo traffico, i luoghi super affollati e i pericoli dietro ciacun angolo. La cosa che ricordo meglio di questa citta' e' che, nonostante io fumassi circa 20 sigarette al di' e i miei polmoni fossero abituati a tanta merda, questa citta' era peggio di una sala fumatori senza ricircolo d'aria: invivibile! Sorvolando sulle ore d'attesa prima di poter fare il check in, sorvolando le mie bestemmie, sorvolando che non ce la facevo nemmeno a fumare per calmarmi da quanto stavo male, finalmente ci danno la stanza. L'Hotel si chiama Roosevelt ed e' vicino a Grand Central Station, abbastanza centrale. Entrata in camera ho fatto la mia consueta ispezione del cesso con tanto di pulizie (si, pulisco i cessi delle camere degli alberghi in cui vado). Il mio sguardo cade su un punto che contrastava coi colori soft delle piastrelle. Questo punto era la tazza del cesso e questa cosa fin colorata era merda. Le sembianze dell'Ing. cambiano repentinamente. Si e' trasformato da ragazzo felice di fare la sua prima esperienza in una delle citta' piu' famose a Gargamella: incazzato del brutto! Io mi sono accovacciata a terra in prossimita' della tazza e, con un occhio piangevo, con l'altro guardavo incredula quel mostro marrone che mi stava rovinando la acanza. Tutto questo mentre mio marito parlava con la direzione in un inglese molto scurrile, che pure Marilyn Manson si sarebbe sentito a disagio. Nonostante il mio malessere (riferito alla salute ed all'umore) incrementasse di minuto in minuto, ci rechiamo al MOMA. Dopo aver visitato poche cose in maniera svogliata, abbandono l'Ing. per riposarmi. Trovo un giardino con delle sedie. La temperatura era estiva, il mio vestiario era decisamente invernale. L'effetto soporifero dei farmaci ha fatto effetto immediatamente. Appena appoggiato il culo sulla sedia ho iniziato a non sentire piu' niente, nemmeno quel bimbo che saltava e urlava come una scimmia del Congo. Assomigliava pure ad un primate, stronzo! Dopo non so quante ore, sento che qualcuno mi sta toccando la spalla. Penso che era il mio turno di fare la foto con la scimmietta, invece era l'Ing. che, tutto sorridente, mi diceva che era arrivato il tempo di andarsene. A causa della mia influenza, dei miei vestiti e del clima che, da estivo, era diventato tropicale, ero sommersa da litri di sudore che, oltre ad un aspetto poco gradevole, mi conferivano un odore che non era esattamente piacevole. Infatti, successivamente, ho realizzato che l'Ing. mi stava scuotendo la spalla non con le mani ma con la piccola brochure del museo che si era preso all'entrata. E' stato veramente umiliante. Cita aveva avuto la sua rivincita e ora mi ricambiava di tutti gli sguardi schifati con cui l'avevo ricoperto poche ore prima. Mi sono fatta forza e ho iniziato a camminare tipo eroinomane a Central Park con l'Ing. accanto che era felice di aver visto molte cose interessanti e, soprattutto, di aver girato il museo da solo, in santa pace, senza me che sono notoriamente una rottura immane quando si tratta di camminare. Io sto alle visite turistiche come Cicciolina sta alla democrazia cristiana... Finalmente sono stata condotta a pranzo. Quando magno, non so come mai, ma sembra che mi passi tutto. Mi trasformo, divento simpatica, gentile e altruista. Non ho, pero', l'abitudine di versare l'acqua, reputo che sia una cosa che ognuno debba fare da solo. Un po' come fare il bidet. La sera l'Ing., che mai e' stanco, mi ha abbandonata semi-incosciente sul letto per andare a vedere la famosa Times Square che distava pochi passi dal nostro albergo. Al suo ritorno abbiamo deciso di farci un po' i cazzi degli altri mediante le news. Appena abbiamo acceso la Tv ci siamo accorti che tutti i canali trasmessi erano unanimi nell'affermare quanto gli USA si stessero cagando sotto in quei momenti. A Times Square c'era un auto bomba. Tutte le televisioni del mondo avevano le telecamere puntate su quel veicolo. Il problema non era che, se fosse esploso qualcosa, saremmo stati protagonisti di un esplosione colossale. No, questi sono particolari, giuro! Il dramma e' stato quello umano di mio marito. Naturalmente, la piazza ove era parcheggiata la macchina imbottita di esplosivi, era transennata e colma di agenti della polizia. Il caro Ing., pensando che quelle transenne fossero state messe perche' di li' a poco avrebbe avuto la gara di limbo piu' grande del secolo, ci e' passato sotto. Ha anche pensato di iscriversi a quella competizione tanto gli era risultato facile passare sotto la striscia gialla con su scritto "Police line do not cross". "Che scritte bizzarre per una gara del genere!" avra' sicuramente riflettuto mentre si incamminava verso l'hotel. "Io ci avrei scritto, che ne so, "fiesta!" o "everybody dance now!"", pensava mentre l'ascensore che lo avrebbe portato in camera saliva velocemente. E, rivolgendosi a me in seguito alla visione delle notizie, mi ha pure confessato che il poliziotto che l'ha visto fare la prova per la presunta gara gli ha pure fatto notare che, se li' ci avevano piazzato una transenna, qualcosa voleva dire. "Limbo!". I giorni seguenti la mia influenza decideva, piano piano, di abbandonarmi e le visite ai vari musei e zone della citta' sono divenuti  meno tragici. Resta il fatto che la Grande Mela puzza, e' troppo caotica e sporca, guidano peggio che a Napoli e io preferisco Seattle col suo verde, le strade ben ordinate e la gente cordiale o che, almeno, fa finta. Anche io faccio finta.

Tuesday, October 4, 2011

Womini

Ho trascorso il pomeriggio a mostrare in diretta alla Simo lo sbarco di Amanda all'aeroporto, manco fosse il '69 e Armstrong fosse sulla bocca di tutti. Non contenta, la Sig.ra mamma ha vegliato fino alle 3 di notte per ascoltare il discorso dell'ex detenuta tenutosi in una sala-stampa arrangiata dentro a SeaTac. Tutto ciò per poter dire al mondo che lei c'ha la figlia a Seattle e che ha visto il rimpatrio della Knox in tempo reale. D'altronde anche con la signora del negozio di abbigliamento ha tenuto a sottolineare il fatto che stava facendo l'acquisto di numero 2 tute perché doveva venire a Seattle ad assistere la figlia partoriente. E poi si chiedono da chi ho ripreso...
Oggi volevo parlare di un problema che affligge il mondo: gli uomini. In particolare degli uomini che ci stanno accanto:amici, mariti, compagni, compagni di stanza, fratelli e via dicendo. Le lamentele circa questi esseri a 3 gambe provengono da donne di tutte le eta', estrazioni sociali, angoli del mondo. Io credevo che con il passare degli anni il problema si attutisse con l'arrivo della sordità. Col cavolo! La mia studentessa, proprio stamane, ha detto:"Ah gli uomini!"." Embe'?" direte voi... Questa c'ha 76 anni e 43 anni di matrimonio alle spalle. Non e' confortante per niente! Soprattutto quando si scopre il motivo del litigio: lei voleva sbarazzassi delle cose inutili, lui no. Ah! Lui e' pure tedesco e di vecchio stampo. Lei ancora maledice il giorno che si sono sposati e desidera tornare indietro nel tempo per fare la single a vita. Dopo 2 soli anni di matrimonio non me la sento di essere così cattiva, perciò parlerò dei nostri amici maschi in modo un po' meno spietato. Perché, in fondo, li amiamo molto...per ora... Tutti hanno un minimo comun denominatore: quando si tratta di maneggiare un aggeggio tecnologico puoi pure puntargli le tette su una tempia tipo pistola, non ti daranno mai udienza, mai!!! Nemmeno se son passate 3 settimane dall'ultima volta che gliele avete propinate tipo " Amo', il pranzo e' servito!". Un'altra caratteristica che ci colpisce assai e' l'abilita dei loro calzini e delle loro mutande di fuggire dalla cesta dei panni sporchi, ove i maschi giurano di averli depositati, per andare a depositarsi sul pavimento della stanza da letto. La mano raccoglitrice femminile pare essere un buon rimedio per evitare la crescita degli arti inferiori di questi indumenti. Al supermercato iniziano i casi umani, quelli che la psicologia non ha avuto ancora il coraggio di studiare. Freud, infatti, preferiva studiare la psiche femminile per avere meno complicazioni. Il carrello, di solito, lo spingi tu donna perché se lo guidasse lui sarebbe troppo da checca. Lui, invece, porta con orgoglio il cestino. Quest'ultimo lo carica con cibi del calibro dei cocomeri, i cosci di mucca e i tonni sani. Il cestino ha da pesa'. E' la dimostrazione che lui e' potente, che c'e stato in palestra e che può reggere il peso di 5 donne contemporaneamente. Alla vista di 5 del mio calibro, di solito, fanno marcia indietro. Al supermarket, inoltre, si manifesta un'altro fenomeno. Invero, la situazione che andrò a descrivere necessita di una condizione imprescindibile: la presenza della gran figa. Durante l'acquisto di un qualsiasi genere alimentare si trasformano nel Vissani della città. Inizia l'elenco di tutte le proprietà organolettiche del prodotto, la bontà o la maturazione dello stesso, le ricette in cui può essere usato e i supermercati che fanno prezzi migliori. Tutto questo stando estremamente attenti che la bionda alta 1,80 stia bene a sentire. Qualora non fosse, iniziano a gesticolare col prodotto in mano manco tu fossi sordomuta. Ingenuamente cadiamo, ammaliate, nella loro trappola e, tornate a casa, gli chiediamo quale fosse la quinta ricetta propinata. "Piccola, ma io che ne so! Guarda su internet!". E li' capisci che quella Carol Alt non si trovava vicino a voi 2 per caso... La figura materna e' un ulteriore aspetto che accomuna gli uomini. Non so come mai gli ricordiamo la mamma ma, al momento della fine del pasto, ciò e' molto evidente. Si alzano da tavola diretti al computer e ti guardano con gli occhioni buoni quasi per dirti :" Mamma, ho fatto il bravo, ho finito tutta la pappa...adesso posso andare a
giocare?". Il tuo istinto materno li lascia andare a giocare e inizio il rito dello sparecchiamento, proprio come faceva tua madre. Il top viene raggiunto dai nostri signori iper-attivi. L'esempio top( e quello che conosco meglio) proviene dall'Ing. che si diverte a fare le lavatrici, a caricarle dalle 2 alle 5 volte nell'arco di poche ore per poi piazzare, soddisfatto, chili di roba nel cesto dei vestiti da stirare ( da stirare dalla sottostronza). Te la porta davanti a te come fa Fido quando ti riporta il bastone che gli hai tirato, pensa di essere stato un aiuto eccellente ed un marito esemplare e tu, in preda ad una crisi esistenziale che nemmeno a 13 anni con i Nirvana a palla hai sperimentato, gli sorridi e lo
ringrazi. Perché lo ami...per ora...

Monday, October 3, 2011

La bellezza dei miei piedi

A volte capita si facciano dei discorsi seri durante l'ora di cena. Non a casa mia. Non questo periodo. Ieri sera, dopo i cosciotti di pollo sapientemente arrostiti insieme alle patatine, si e' intavolato un discorso sulla bellezza che pare non finisse più (dalla tavola ce lo siamo portato in bagno). Tutto e' partito da un servizio del Tg1 che guardavamo sul computer, dopo mesi e mesi di lavaggi del cervello col Tg2. Esce fuori l'Ing. che, inspiegabilmente, tira fuori una sua teoria sulla bellezza quale entita' oggettiva. Il fatto, a mio avviso, grave e' che parlava e rideva in quanto aveva capito che non era in grado, dopo tutta la giornata che lo aveva stremato, di propinare un discorso avente capo e coda e, soprattutto, senso. Insisteva sul fatto che ci debbono pur essere, in questo mondo, delle forme che sono oggettivamente belle. Dopo un quarto d'ora di luci ed ombre sull'argomento, stanco delle cazzate che stava dicendo, attutisce il tono di voce, solitamente superiore a quello di un venditore di pesce al mercato. Io mi stavo godendo l'esposizione sgranocchiando 1 dei 2,5 Kg di uva nera acquistata da Costco. Se non fossi incinta avrei bevuto un cabernet ma, purtroppo, non se po' e mi accontento della materia prima del vino. Mandato giu' l'ultimo acino, esordisco dicendogli che stava dicendo una marea di minchiate, che non si doveva lamentare se io non facessi mai un discorso serio e che la domenica sera, invece di tali disquisiIoni, preferivo momenti selvaggi sopra il letto che sarebbero, di certo, utili a calmare i miei ormoni più arrapati di Gigi la trottola. Per riprendersi da questo turbinio di pensieri senza senso, esposti così, in maniera svogliata, mi chiede: "Ma a te che forme piacciono?". Mi sono sentita come al primo appuntamento, quando fai domande apparentemente intelligenti per capire i gusti dell'altro. Ho accavallato le gambe, assunto uno sguardo vispo e ho risposto (ruffiana): "Amore, io adoro le tue forme e....quelle tondeggianti". La prima parte della frase e' da premio Nobel per l'adulazione sfacciata finalizzata, esclusivamente, a portarti a letto nel minor tempo possibile l'interlocutore. La seconda, ahimè, e' in grado di non farlo eccitare più fino alla prossima eclissi totale. "Forme tondeggianti" non vanno d'accordo col genere maschile, tanto meno con l'Ing. che sono più di 20 anni che si ostina a correre tutti i santi giorni per mantenere un fisico invidiabile. Questa mia risposta era troppo pericolosa, avrei avuto un anoressico in casa quando, invece, serviva uno con le braccia forti per reggere uno Sguingui pieno di cacca, piscio e vomito. Come rimediare??? Ho pensato che fosse meglio curare un bulimico piuttosto che proferire altre frasi inopportune e mettere a repentaglio la
stima che lui ha di me. Silenzio...Lui e' logorroico perciò l'imbarazzo e' durato una frazione di secondo. Ero felice di non aver fatto danni incancellabili. Forse... " Io cerco di tendere alla bellezza " dice l'Ing. con lo sguardo di chi ha combattuto per i propri ideali e, alla fine, ha avuto pure successo. "Al mio ideale di bellezza". "Aaaahhhhhh" penso io, stravolta, pentita e ancor più assetata di effusioni domenicali di quanto non lo fossi fino a pochi minuti prima. Tutto purché quel discorso si bloccasse! Il mio lui e' bello, soggettivamente bello ma, comunque, bello. Il bello, poi,e' che se lo dice pure da solo, cercando di non apparire troppo pieno di se. Perché, attenzione, ha sottolineato che lui tende al bello o, comunque, al suo ideale di bellezza. Quest'ultimo credo essere Kim Rossi Stuart che apprezza anche come attore e che, sicuramente, vedeva da piccolo sui poster di Cioè della sua vicina di casa. Anche io sbirciavo Cioè ma peso più di 80kg, cammino dondolando e c'ho la cellulite che Platinette me fa una pippa. I capelli somigliano a quelli della Magnani in "Roma città aperta" quando la ammazzano e ho più brufoli di un tredicenne che si masturba con le foto del Postalmarket. Incerta di come sopprimere le risate che tenevo strette tra i polmoni e le tonsille, mi sono alzata di scatto, l'ho baciato e gli ho detto che e' vanitoso ma, comunque, bellissimo, a mio sommesso parere. Ho riguadagnato 100 punti. L'ho visto dalle sue labbra e dalla forma tipica a cuore che assumono quando ride. Era felice, io lo avevo fatto felice. Il primo passo per trascinarlo sotto le lenzuola era compiuto. Prima, pero', occorre prepararsi per andare a nanna. La scena si sposta in bagno, un bagno talmente grande che per l'ultimo pizza party che ho organizzato ho apparecchiato sul pianale del lavandino. Qui e' iniziato, non ricordo come mai, un discorso sul sesso. Ok, forse l'ho iniziato io per qualche motivo. Ora non ricordo, forse... Per dignità e decoro non sto a spiegare quali siano state le mie parole e l'ordine in cui l'ho pronunciate. Vi basti sapere che il monologo si e' concluso in
un batter d'occhio con un "Sono stanco" ( mi aspettavo anche un " Ho il ciclo, non posso" ). Morale della favola lui se n'è andato a dormire con la certezza che e' un gran figo ( non esagero, giuro!) e ancor più convinto di aver raggiunto i suoi intenti di quelcazzo di ideale di bellezza. La cosa più importante( e socialmente rilevante ) e' che ha concluso la giornata con la soddisfazione che, al mondo, c'e almeno una donna che lo supplica di poter usufruire, seppur per pochi minuti, di una sua parte intima e a cui si e' potuto permettere di dire
"NO!". Io sono rimasta al bagno, seduta, a scrutare i piedi, l'unica parte del mio corpo che non ha subito aumenti di peso e/o di cellulite. Anche loro hanno il proprio ideale di
bellezza.

Friday, September 30, 2011

Doppia penetrazione

C'è odio, troppo odio in questo mondo. Qualcuno odia quelli coi capelli rossi, altri odiano chi parla con l'accento british, io detesto le siringhe. Non so da dove sia nata la mia fobia, di sicuro nessuno ci ha mai fatto troppo caso quando ero piccola e ora me la porto dietro tipo catena ai piedi. Ieri e' stata una giornata ricca di incontri ravvicinati col nemico. Questo nemico, l'ago, da cui mi faccio penetrare ogni volta che varco la soglia degli ambulatori di ginecologia. Il problema non e' la penetrazione, figuriamoci...non lo e' mai stata!!! L'incubo nasce dall'idea che c'e un pezzo di ferro, seppur sterile, che mi sta trapanando il braccio. Possiamo, dunque, dire che c'e penetrazione e penetrazione. So già che le donne concordano. Ordunque ieri mi attendeva la tanto agognata visita per il controllo del diabete gestazionale. Si tratta di una patologia che si sviluppa durante la gravidanza e che ti abbandona, se sei fortunata, nonappena il piccolo decide che tu debba tornare un essere umano normale. Insomma, dopo il parto. Appuntamento alle 15:20. Esco da casa, scendo lungo la strada e, come la più brava delle prostitute, mi metto a sbracciare per tentare di bloccare un taxi. Dopo 15 minuti (Seattle non e' come New York) riesco a fermare il temutissimo orange cab. Questo tipo di taxi e' la brutta copia ufficiale del più famoso yellow cab. La sua peculiarità sta nel fatto che, se riesci ad arrivare a destinazione, puoi indossare la maglietta con scritto "I'm a survivor" che ti viene data dall'autista guarito da pochi giorni dalla malaria. In realtà sono le t-
shirt che sono avanzate a Spielberg con Jurassic Park, donate dal regista alla società dei
taxi arancioni, dopo averne sperimentato uno. Salita sul cab, chiedo timidamente di essere portata (viva) al Polyclinic di Capitol Hill e, aggiungo, di poter pagare con la carta di credito. Ho la mania di non spendere i dollari in carta, ma questa e' un'altra faccenda. Il simpatico autista si gira a guardarmi come se avessi chiesto "Ti posso toccare il culo bel signore Etiope?". "La mia macchinetta per le carte di credito e' rotta" mi risponde. "Ok, pago in contanti, sto zitta, buona e non ti scasso i maroni per i prossimi 5 minuti" ho pensato. Il tassista era di chiara origine somala o etiope, aveva i denti d'oro e gli occhi bianchi con un po' di marrone al centro. Gli mancava il cappello nero, la benda sull'occhio ed il coltello a serramanico in bocca che poi poteva pure partire la sigla dei Pirati dei Caraibi. Il nostro corsaro, con sorriso da protagonista cattivo, mi chiede delucidazioni sul percorso da fare per arrivare in ospedale. "Va sempre dritto" gli dico io con aria sicura. "Si, ma poi bisogna
girare ad un certo punto" risponde lui. "Si, si...girare, ...are!" faccio io, sempre più consapevole di non conoscere la via per arrivare al luogo ove partorirò. Il discorso si e' troncato li', anche perché in 2 minuti e 7 dollari dopo ero dinanzi al portone del Polyclinic. Dato che c'ero sempre stata con l'Ing, l'entrata consueta era il parcheggio. Questa volta, benché fossi scesa davanti all'ingresso, non sapevo da dove accedere. Faccio le scale mobili, un giro del palazzo un po' a cavolo e, finalmente, riconosco l'entrata. L'ascensore era vuoto ed e' rimasto così per poco. Al primo piano entra un orda di gente, tra cui uno che aveva fumato e che si stava beccando tutta la carrellata di insulti che ho imparato in 2 anni a Seattle. Finalmente arriva il sedicesimo piano. Lascio l'ascensore e mi dirigo a fare il check in. Come al solito la segretaria (che, detto tra noi, sembra la controfigura di Pippi calzelunghe) mi accoglie con una bella alitata al sapore di aglio. L'odore e' talmente forte che riesce ad abbassarmi la pressione ogni volta che me la misurano. Dracula, invece, morirebbe direttamente. Finite tutte la pratiche di ingresso, vengo invitata ad andare a bere il glucose drink. Avevo sentito parlare di questa bevanda. Ne avevo sentito parlare molto male. Mi dirigo verso la sala prelievi e c'era l'infermiere gay che danzava a tempo di musica improvvisata lui stesso e dal suo schioccare di dita. Dopo qualche buon secondo si accorge che c'ero io come spettatrice di quella pietosa performance. Per non farlo sentire una cacca, inizio a ballettare pure io facendogli richiesta, a tempo di musica, del drink. Prendo in mano questa bottiglietta da 33ml, la guardo, la apro, realizzo che e' al sapore di lime e inizio a bere. Il primo pensiero e' stato "Niente male!". Torno in sala d'attesa e mi collego con mamma su Skype. Inizio a chiacchierare e a sorseggiare quella cosa che sapeva di sprite. Mano a mano che bevevo mi rendevo conto che lo zucchero era in quantità superiori a quelle consentite dal metabolismo di un essere umano. Poteva, insomma, condurre ad una morte molto celere. Gustavo, si fa per dire, con tutta calma la mia bevanda tra gli sguardi curiosi delle segretarie. Mi chiedevo perché guardassero me e poi si scrutassero tra di loro ma non volevo fare quella con la coda di paglia, per cui ho lasciato stare. Ad un certo punto una di loro prende coraggio e mi chiede:" Ma te lo hanno detto che la devi bere entro 5 minuti?". Mi son sentita la più tonta dell'intero emisfero settentrionale. Inizio, allora, a ingurgitare quella sottospecie di sprite con tutta la foga che avevo. La mia gola non si era mai sentita peggio di così! Avevo una patina di glucosio che andava dalle tonsille fino allo stomaco e sembrava dirmi:"Staremo sempre vicini vicini". Tempo due secondi, inizio a sentire bolle d'aria che volevano uscire dalla trappola di glucosio e che non sapevo come liberare senza farmi troppo sentire. Il tempo trascorreva, tra un rinfaccio e l'altro. Durante l'ora di attesa prima del prelievo, ho fatto la visita di routine. La pressione, grazie all'alito della cara Pippi era 100 e 68... Una meraviglia! Successivamente, mentre ascoltavamo il cuore di Sguingui con un doppler (il volume era talmente alto che sicuramente avrete sentito pure voi... No, non era il vicino che trombava, era il cuore di mio figlio) inizia a scendere dal soffitto un raggio d'acqua che pareva che uno incontinente ci stesse pisciando addosso. Mentre gridavo al miracolo tipo napoletano il giorno in cui si scioglie il sangue di San Gennaro, la gine mi invitava ad
uscire dalla stanza. Eravamo entrambe compiaciute dello strano evento, tipo due coprofiliache con propensione per la pipi'. Le manovre di emergenza, come ben sapete, durante la gravidanza sono pressoché impossibili! Mi dimenavo sopra il lettino tipo posseduta, facendo di tutto per
alzarmi e fuggire prima che il soffitto mi crollasse addosso. Il problema era che più cercavo di alzarmi e più rimanevo stesa! Una tragedia! Finalmente sono uscita e sono andata a lasciare le mie urine. E' sempre grazioso questo momento! C'e un bagno attrezzato con bicchierini sterili, penne e quant'altro. Finita la faccenda, si scrive sul bicchierino nome e cognome, si apre uno sportellino sul muro, c'e un ripiano ove si appoggia il contenitore e, infine, si deve pigiare un bottone affinché, dall'altra parte, l'infermiera ritiri il "prodotto". Non sto a raccontare l'intera manovra nei suo dettagli più intimi per conservare un po' di dignità.
L'unica cosa che ho pensato appena sono uscita dal bagno e' stata: "Meno male che questa volta non me la son fatta sulle mani!". Arriva il prelievo, il mio maggior incubo! Come al solito sudavo, mio marito rideva e l'infermiere gay ( quello che prima danzava, a suo dire, per rilassarsi) aveva capito quanto avessi fifa e, impietosito, cercava di tenermi occupata facendomi domande idiote. Ad un certo punto gli e' venuto in mente di chiedermi se fossi brasiliana. "Ma come!", trapelava dal mio sguardo occupato a fissare il pavimento in cerca di un granello di polvere che mi aiutasse a non pensare alla penetrazione in atto. "Sono italiana", ho risposto col sorriso fintissimo. "Ho messo pure la maglietta della Luisa Spagnoli con scritto Roma, Perugia e Milano (sottinteso:per evitare certe domande coglione)!". Mi ha risposto mezzo offeso che non aveva fatto caso alla mia t-shirt. Frattanto si vendicava stringendomi con rabbia un cerotto elasticizzato di color blu all'altezza del gomito che, mezz'ora dopo, mi ha mandato in cancrena la mano. Dulcis in fundo, avevo deciso di farmi male fino in fondo e, così, mi son fatta fare il vaccino per l'influenza. Torniamo in una delle stanze per le visite dove mi attendeva il bracci destro della mia ginecologa. Naturalmente, alla vista della siringa, ho iniziato a tremare e fare la mia solita risata isterica per sdrammatizzare. L'Ing., come al solito, rideva di gusto perché lui ha propensioni masochiste che non ha mai confessato a nessuna. Anche a lui sarebbe piaciuta una penetrazione con ago! Ebbene, l'infermiera mi ha chiesto se con le punture ci fosse l'eventualita' di un mio svenimento. "Svenire no ma piangere si". "Ok, siediti" mi ha intimato gentilmente. 2 secondi e aveva finito! E' una messicana che c'ha la schiena più larga di quella di babbo(secondo me con lo stesso ammontare di peluria) pero' e' delicata... con le punture! Oggi c'ho un dolore al braccio che pare che ieri mio marito ci si e' allenato per la box.

Wednesday, September 28, 2011

Aria fresca

Non ho mai pensato di uscire di casa tanto per cambiar aria. Beh...eccezion fatta quando il Mummu', da cucciolo, te ne faceva un chilo sul pavimento che non sapevi nemmeno da dove iniziare per raccoglierla. Ma questa e' merda e non e' l'argomento di oggi. La dirittura d'arrivo della gravidanza e' caratterizzata da mille cose tra cui, la piu' curiosa, e' il nesting. Che vor di'? Significa sudare 7 camicie per pulire 1 cm quadrato di pavimento. Quando sei in dolce attesa quei 90 metri quadri che prima pulivi in un'oretta, volando come una libellula tra una stanza e l'altra, li fai in una settimana. E, arrivata all'ultimo giorno, ti senti pure soddisfatta di cio' che hai fatto. "Oggi ho pulito tutta casa!" che, tradotto, significa "E' passato un mese da quando ho iniziato a pulire 'sto appartamento e oggi ho finalmente finito, cazzo come son brava, figa, ecc...". Le parole della donna gravida, Signori miei, vanno ben tarate. Questo per due ben precise ragioni: vogliono essere continuamente lodate e compatite, pure allo stesso tempo! Stanno, infatti, portando avanti una cosa che sa dell'incredibile, che Star Trek in confronto era reale piu' della gita quotidiana dal panettiere; dall'altro lato, questa missione fantascientifica comporta dei dolori sconosciuti alla scienza moderna che le fanno penare come un vecchio con la cirrosi. Il nesting sta colpendo inesorabilmente anche a me e mi fa venire in mente strane idee. La peggiore e' stata quella di pulire il forno. Sapevate che si puo' morire? Io non lo sapevo. Ora faccio parte dei sopravvissuti. La scritta "clean" vicino alla manopola della temperatura non mi aveva mai affascinata, diciamo piuttosto che non me l'ero mai cagata. Entrata al settimo mese di gravidanza, come per magia quella scritta ha iniziato a concupire il mio sguardo e, come uno che si e' fatto 20 anni di galera senza una donna, dovevo toccarla, accenderla. In realta' le manopole del "clean" sono 2, come le tette. Le afferro entrambe allo stesso tempo e le faccio girare. Inizia un rumore strano tipo macchina infernale di Nightmare on Elm Street. Si accende un segnale color arancione Halloween a forma di lucchetto e si spegne la luce dentro al forno. Il rumore diabolico e' sparito improvvisamente, io mi calmo e mi siedo a curiosare su internet. Noto con la coda dell'occhio che sul display del forno inizia un conto alla rovescia di 3 ore. Il pane impastato la mattina doveva essere cotto per l'ora di cena e quelle 3 ore di attesa mi avrebbero fatto far tardi. Accidenti al nesting, ho pensato. Innervosita conducevo la mia attenzione di nuovo sul computer, per pochi secondo. Ricomincia un frastuono, lo stesso che ho sentito al momento dell'accensione del forno per la pulizia. Accidenti al nesting, questa volta ad alta voce! Poco dopo inizio a sentire odore di fumo. Non l'odore della sigaretta che, a dire il vero, ora mi sembra tutto fuorche' buono anche se fino a pochi mesi fa lo era. Era proprio odore di bruciato, proprio come quando feci la pizza per la prima volta. Nonostante l'aria iniziasse a farsi sempre piu' grigia, rimanevo seduta a farmi gli affari miei. Per rimediare avevo aperto timidamente la finestra, non era sufficiente. Quando gli occhi hanno iniziato a lacrimare e la gola era arsa tipo bosco durante un incendio estivo, ho deciso di uscire di casa. Mi sono coperta, ho preso la mia borsetta e sono fuggita, letteralmente! Come al solito avevo dimenticato di prendere qualcosa. Retro march, mi piazzo davanti la porta, trattengo tutto il fiato che posso, giro la chiave e inizio a corricchiare lungo l'ingresso. Acciuffo alla meno peggio l'oggetto dimenticato e mi fiondo fuori. Il fumo in casa era aumentato sensibilmente: 90 metri quadri di morte! Scendo al primo piano e qualcuno ha voluto che incontrassi subito l'ometto della manutenzione. Gli spiego cio' che stava accadendo e lui ride. Ecco, in questo istante credo che l'omicidio sia lecito pero' mi serviva troppo 'sto tizio qui e ho desistito dai miei intenti criminosi. Si torna al quinto piano, si torna al campo di battaglia. Cercavo di camminare veloce nel fargli strada poiche' mi immaginavo che la situazione era peggiorata come non mai. Riapro la porta e al primo respiro ho fumato tutte le sigarette che non mi sono fatta in 6 mesi. Bene! Faccio andare avanti il tuttofare che, appena entrato, ride. In quel momento mi stavo chiedendo: "Come si dice ridi 'sto cazzo in inglese?". Dopo aver spalancato tutta la finestra della sala, il tizio si avvicina al forno, si accovaccia e fa finta di cercare di capire cosa stia accadendo e di porre rimedio al fattaccio. Rialzatosi, si gira verso me e dice "It is normal!". Se io avessi fatto fuori quell'uomo in mezzo a tutto quel fumo nessuno si sarebbe accorto e sarebbe quella stata una grande occasione per diminuire il numero di teste di minchia in giro per il mondo. Quel giorno il carpe diem ho deciso di non sfruttarlo, per la seconda volta... Siamo usciti di casa entrambi sconfitti: io avevo casa che sembrava Londra nei primi della rivoluzione industriale, lui si era reso conto che la sua azione era stata tutta una grande stronzata. Mi incammino verso il centro, lo smog di Seattle nell'ora di punta era aria fresca che respiravo a pieni polmoni e i negozi mi invitavano a fare acquisti. Questa volta ho colto l'attimo...anche troppo!

Monday, September 26, 2011

L'inglese che io parlo

A volte, anche in una citta' super liberal, super progredita come Seattle, la gente ti fa sentire come nei nostri "buchi di provEncia" (come direbbe la mia studentessa). Ed e' per questo, probabilmente, che mi trovo bene. Si, insomma, mi sento a casa. 
Il mio accento inglese si sente che ha qualcosa di esotico e, vi giuro, faccio di tutto per pronunciare le parole come fanno loro ma, naturalmente, nulla da fare. La peggior cosa e' stata una valutazione di mio fratello. La piccola canaglia ha detto testuali parole, nel suo italiano super corretto ovviamente (perche' lui gode nel farti sentire una caccola del naso): "Si sente che sei di Perugia anche quando parli inglese". Per fortuna che vado fiera dell'accento che porto, altrimenti ora sarei figlia unica. Ordunque, nel weekend si stava facendo un po' di sano shopping a downtown. La realta' e' che, per uscirel, avevo messo un maglioncino di quando ero normopeso. Potete immaginare lo stesso maglioncino messo su ora che non sono affatto nella norma, qualsiasi norma. In piu' sentivo caldo. Dopo 45 minuti di sauna in camerino me ne esco con i miei trofei che spero, in un futuro tutt'altro che prossimo, poter regalare a qualche frequentatrice del centro ricreativo "Grasso e' bello". Mi dirigo verso l'uscita per pagare e li', come e' ovvio, trovo la cassiera. Una bella bambolona iscritta al club "100Kg per gamba", che aveva da fare con una cinese che teneva in mano una ventina di abiti. Frattanto il marito di quest'ultima se ne stava appoggiato e mezzo dormiente tra le magliette in saldo. La cassiera mi guardava cercando di coinvolgermi nello strano discorso. Io, ovviamente, non capivo nulla perche' ero piu' interessata al marito dell'asiatica in preda ad una sincope tra le t-shirts. Finalmente sbuca un'altra ragazza che mi invita ad andare ad un'altra cassa ove non c'era fila. Questa seconda bambolona era bionda, alta e magra, dalle chiare origini norvegesi. Segni particolari: aveva il QI di Memole. "Hai trovato tutto cio' che cercavi?" rivolgendosi a me. Dunque, apriamo una parentesi, questa e' una delle frasi tipiche che ti propinano nei negozi. Sinceramente non ho mai risposto "no", altrimenti non sarei andata fino alla cassa. Ma una volta lo faccio, cosi' la commessa ci rimane di merda. Tornando alla nostra Barbie cashier, rispondo come di consueto alla sua ovvia domanda ed apro il mio portafogli. Quest'ultimo e' un semplice porta tessere di plastica che ho preso a gennaio a Londra per mettere la card della metro. Si apre a libro e le prime due tessere che tengo esposte sono la Visa a sinistra e la carta di indentita' del WA State a destra. La cassiera, forse per farmi avere la certezza al 100% che non capisce un ca**o, mi dice" Are you from Seattle?" e, allungando il collo per sbirciare sul mio documento, senza nemmeno permettermi di fiatare, esce con un: "Yes,you're!". Ma brutta pirla che non sei altro...ma te sembro from Seattle? Me ce prendi pure pel culo che parlo il peruginenglish? Piu' che altro: ma chi t'ha chiesto di sbirciare dentro il mio porta tessere? Qui mi son sentita molto a contatto con una cultura che mi appartiene: quella del volemose bene e damose 'na pacca sulla spalla che tanto semo tutti amici. Durante tutta questa vicenda indovinate chi ci stava dietro a me???? L'Ing.!!! Sorridente e col petto in fuori per farsi vedere dalla nostra Arcuri versione scandinava. Ero tranquilla: lei c'aveva un solitario che lui non potrebbe mai permettersi di comprarle!

Friday, September 23, 2011

Io parlo da sola


Lo sanno tutti. Sono un tipo socievole io. Mi piacciono le amicizie, soprattutto quelle che nutro dentro e che sento mie, intoccabili. Poi sono anche favorevole a farne di nuove ma, ultimamente, la cosa mi ha deluso assai quindi me ne sto da me. Dalle mie parti si dice che non c'e' miglior interlocutore che il proprio ego poiche' si finisce sempre per aver ragione. E a me piace aver ragione. Ma la ragione si da ai matti, a quelli che, appunto, parlano da soli. E' un cane che si morde la coda ma io ho scelto di parlare da sola. Forse ho anche deciso di essere matta ma quello e' un altro paio di maniche. E' da un po' che leggo in giro-e mia nonna me lo conferma ogni giorno-che occorre stabilire un contatto col feto. In particolare bisogna parlargli, cantargli le ninna nanne, fargli ascoltare Mozart perche' per lo sviluppo del cervello e' un toccasana e far si che il partner gli faccia sentire la sua voce. La lista e' gia' di per se troppo lunga e, in quanto tale, stancante. Almeno io la vedo cosi'. Ora, io questa creatura la amo immensamente ma, ad essere sincera, non so bene cosa dirgli. E non sono l'unica madre snaturata! Insomma, ammettiamolo, e' imbarazzante volgere lo sguado verso una parte del tuo corpo che assomiglia ad un mappamondo ed iniziare a dirgli: "Sai, nonostante Obama sia stato protagonista della cattura di Bin Laden, non e' piu' popolare come quando fu eletto...tu che ne dici? E' meglio lui o Bush. Mah...la gente si lamenta ora come si lamentava prima. Eh...non e' piu' come una volta. E le stagioni non sono piu' 4, bensi' 2. Ci hai fatto caso?". Ancor piu' stravolgente e' iniziare a dire:"Amore, la mamma ti ama!", "Amore che fai la nanna?", "Tesoro quando sarai tra le mie braccia ti faro' tante carezze". No, mi rifiuto. In tutta onesta' qualche volta lo faccio ma mi sento a disagio e dopo una frase tronco il discorso facendo finta di dover fare qualcosa di urgente...come se lui, da li' dentro, si accorgesse che il mio ragionamento e' incompiuto e io sto rimediando ad una figura di cacca! Cio' e' ancora piu' imbarazzante! Circa le filastrocche ho capito che gli piace molto Katy Perry per cui metteremo su il CD della cantante pop a palla e cosi' tagliamo la testa al toro. Quella di Mozart e' la parte piu' semplice: la mattina verso le 7 riesco finalmente ad addormentarmi (non e' uno scherzo!). Per prendere sonno piu' in fretta metto la playlist creata da Youtube con le opere di questo musicista e le jeux sont fait! Cadiamo entrambi in un sonno profondo che nemmeno il piu' bravo degli ipnotizzatori sarebbe in grado di indurre! Al contrario la parte del dialogo partner (nel mio caso l'Ing.) feto e', come direbbero qui, un pain in the ass. Il mio lui non e' un romanticone, certe delicatezze madre natura non gliele ha concesse ed esprime i suoi sentimenti in tanti modi fuorche' a parole. Ogni tanto lo obbligo ad instaurare un monologo con Sguingui ma l'unico risultato fin'ora ottenuto e' un bacetto all'altezza del mio ombelico, uno "Sguinguiiiiiiiii" e un discorso, questa volta rivolto a me, circa la giornata di lavoro. In tali casi il bimbo ha imparato che il pollice serve non solo per essere ciucciato, ma anche per attapparsi meglio i timpani, io cado in uno stato di catalessi che ho imparato a raggiungere dopo 10 anni di frequetazioni con l'Ing e lui, per non autoinfliggersi una pena, parla ma non si ascolta. L'ho capito perche' racconta ogni sera le stesse cose e se gli dici "Amore gia' l'hai detta" ti guarda storto e sfodera un sorriso mezzo offeso. Pazienza!