Monday, September 26, 2011

L'inglese che io parlo

A volte, anche in una citta' super liberal, super progredita come Seattle, la gente ti fa sentire come nei nostri "buchi di provEncia" (come direbbe la mia studentessa). Ed e' per questo, probabilmente, che mi trovo bene. Si, insomma, mi sento a casa. 
Il mio accento inglese si sente che ha qualcosa di esotico e, vi giuro, faccio di tutto per pronunciare le parole come fanno loro ma, naturalmente, nulla da fare. La peggior cosa e' stata una valutazione di mio fratello. La piccola canaglia ha detto testuali parole, nel suo italiano super corretto ovviamente (perche' lui gode nel farti sentire una caccola del naso): "Si sente che sei di Perugia anche quando parli inglese". Per fortuna che vado fiera dell'accento che porto, altrimenti ora sarei figlia unica. Ordunque, nel weekend si stava facendo un po' di sano shopping a downtown. La realta' e' che, per uscirel, avevo messo un maglioncino di quando ero normopeso. Potete immaginare lo stesso maglioncino messo su ora che non sono affatto nella norma, qualsiasi norma. In piu' sentivo caldo. Dopo 45 minuti di sauna in camerino me ne esco con i miei trofei che spero, in un futuro tutt'altro che prossimo, poter regalare a qualche frequentatrice del centro ricreativo "Grasso e' bello". Mi dirigo verso l'uscita per pagare e li', come e' ovvio, trovo la cassiera. Una bella bambolona iscritta al club "100Kg per gamba", che aveva da fare con una cinese che teneva in mano una ventina di abiti. Frattanto il marito di quest'ultima se ne stava appoggiato e mezzo dormiente tra le magliette in saldo. La cassiera mi guardava cercando di coinvolgermi nello strano discorso. Io, ovviamente, non capivo nulla perche' ero piu' interessata al marito dell'asiatica in preda ad una sincope tra le t-shirts. Finalmente sbuca un'altra ragazza che mi invita ad andare ad un'altra cassa ove non c'era fila. Questa seconda bambolona era bionda, alta e magra, dalle chiare origini norvegesi. Segni particolari: aveva il QI di Memole. "Hai trovato tutto cio' che cercavi?" rivolgendosi a me. Dunque, apriamo una parentesi, questa e' una delle frasi tipiche che ti propinano nei negozi. Sinceramente non ho mai risposto "no", altrimenti non sarei andata fino alla cassa. Ma una volta lo faccio, cosi' la commessa ci rimane di merda. Tornando alla nostra Barbie cashier, rispondo come di consueto alla sua ovvia domanda ed apro il mio portafogli. Quest'ultimo e' un semplice porta tessere di plastica che ho preso a gennaio a Londra per mettere la card della metro. Si apre a libro e le prime due tessere che tengo esposte sono la Visa a sinistra e la carta di indentita' del WA State a destra. La cassiera, forse per farmi avere la certezza al 100% che non capisce un ca**o, mi dice" Are you from Seattle?" e, allungando il collo per sbirciare sul mio documento, senza nemmeno permettermi di fiatare, esce con un: "Yes,you're!". Ma brutta pirla che non sei altro...ma te sembro from Seattle? Me ce prendi pure pel culo che parlo il peruginenglish? Piu' che altro: ma chi t'ha chiesto di sbirciare dentro il mio porta tessere? Qui mi son sentita molto a contatto con una cultura che mi appartiene: quella del volemose bene e damose 'na pacca sulla spalla che tanto semo tutti amici. Durante tutta questa vicenda indovinate chi ci stava dietro a me???? L'Ing.!!! Sorridente e col petto in fuori per farsi vedere dalla nostra Arcuri versione scandinava. Ero tranquilla: lei c'aveva un solitario che lui non potrebbe mai permettersi di comprarle!

1 comment:

  1. sei uno spettacolo!!!!!!
    me fai morì!!!!!!
    l'ing. sorridente non potrebbe mai provare interesse x una dal cervello di una nocciolina, per giunta 'mpicciona!

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