Monday, October 17, 2011

(Dis)Avventure di viaggio. Parte 2

E' il sogno di tutte noi da bambine. E' il momento piu' atteso nell'estasi dei sogni romantici che ci accompagnano mentre la nostra mente immagina veli bianchi, pizzo e fiori d'arancio. E' il cazzosissimo viaggio di nozze. Quello che quando arriva il momento di decidere la meta può essere motivo di insulti, litigate, minacce e annullamento di progetti di matrimonio. Da bambine tutte lo vedevamo come meta tropicale tra palme, fiori rossi enormi, spiagge dorate e delfini allegri che pare ti salutino da lontano. Poi c'è chi, da grande, cambia idea. Come ha fatto, per esempio, la mia amica C. che s'è fatta 20 giorni tra elefanti incazzati, bufali imbizzarriti e babbuini stronzi che ti rubano il pranzo e, se non riescono nell'intento, ti ci pisciano sopra. Io sono rimasta fortemente ancorata al sogno romantico che avevo da bambina. Non mi piace espormi a rischi e, se voglio un po'di suspance e adrenalina, mi e' sufficiente attraversare la strada quando per i pedoni e' rosso. Volevo, insomma, stare tranquilla. O, almeno, così avevo progettato. Erano passati più di 4 mesi dal nostro matrimonio. L'unico viaggio che avevo fatto fino a quel momento era stato quello che mi vedeva come nuova abitante di Seattle. Era arrivato il momento di completare la cerimonia nuziale. Mi dirigevo quasi tutte le mattine all'agenzia viaggi per organizzare il tutto. Prima, pero', facevo la mia sosta al cafe' poco distante per assaporare le 500 calorie dello shake alla vaniglia. Nessun senso di colpa, specialmente quando varcavo la soglia dell'agenzia viaggi e li' vi trovavo Linda ad attendermi per organizzare la partenza. Linda si vestiva con le tende da teatro, perché non c'era taglia che potesse contenerla. Finalmente era tutto pronto. Fiji, here we come! Il viaggio e' durato 16 ore (più 2 per andare a Los Angeles) con hostess che parevano un incrocio tra un armadio 4 stagioni e il più cattivo degli aborigeni. Il viaggio era strutturato in 3 soggiorni diversi.
1. Il villaggio turistico romantico, quello dove vengono concepiti l'80% dei bambini nati subito dopo il matrimonio. La mattina ci mettevamo abbracciati a fissare il mare cristallino. Era tutto così smielatamente romantico che mi sentivo immersa in una schiuma di miele e propoli. Se non fosse stato per le vacche che passeggiavano su' e giù per la spiaggia a lasciare cacate che da lontano sembravano scogli. Tutto procedeva a meraviglia. Tutto era perfetto. Tranne, come al solito, la mia abbronzatura. Il penultimo giorno, infatti, di quella prima tappa del viaggio di mozze era in corso una discussione per via della mia noncuranza nel prendere il sole. Eravamo in conflitto. Ricordo che ero con gli occhi chiusi ad ascoltare il vento che si era alzato quando, improvvisamente, si avvicina il bagnino che i ha detto che gli stava dispiacendo assai di rovinare il nostro relax in spiaggia ma, da non so dove, era arrivato l'allarme Tsunami. A tal proposito occorre tornare al giorno prima la partenza per ricordare ai lettori che c'era appena stato uno tsunami nell'area dell'Oceania. La Farnesina, contattata da una me disperata che già vedeva volare via il suo sogno tanto atteso, aveva saputo rispondere alle mie domande sulla sicurezza del mio viaggio con un inequivocabile "So' cazzi vostri". Ritorniamo alle Fiji. Alle parole di quel sant'uomo siamo corsi, da buoni Italiani, verso la camera per cercare di accaparrare tutte le cose di valore. L'Ing. Non usciva mai, come se quella stanza contenesse tutti i tesori rinvenibili in una piramide. "Daiiiii, sbrighete!" gli urlavo io. "Esci da sta cazzo di camera!" urlava il bagnino. Siamo tutti corsi in cima ad una collina dalla quale si riusciva a vedere il mare che si era distanziato di parecchio dalla riva. Ho fumato molte sigarette e ho avuto un conato di pianto quando iniziavano a distribuire acqua, proprio come si vede nei telegiornali quando documentano le disgrazie. Passarono circa 3 ore e dello tsunami nessuna traccia. Un sospiro di sollievo e siamo ritornati a discutere dei miei modi barbari di prendere il sole. Ormai me l'ero sposato e c 'ero andata anche in viaggio di nozze.
2. L'isolotto sperduto in mezzo all'oceano turchese. Per arrivare a questo secondo luogo di vacanza matrimoniale c'era voluta quasi un'ora e mezzo di traghetto che aveva mandato a puttane un'intera mattinata di piastra che mi ci ero svegliata al sorgere del sole per non farlo rimpiangere, al suo risveglio, di aver contratto matrimonio con la scrivente. Dovevo, in qualche modo, coprire la magagna dell'abbronzatura in ordine sparso. L'isoletta su cui siamo approdati ( in realtà si erano pure dimenticati di lasciarci li' e, per questo, ci hanno fatto scendere per ultimi, durante il tragitto del traghetto verso il porto di partenza...che culo! ) era piccola e selvaggia. Ci attendevano sulla spiaggia un gruppo di musicisti con gonnellini allacciati con scarsa sicurezza, del tipo che ad ogni ventata rischiavo di scorgere il piffero, camicie floreali ed un bel fiore tropicale appoggiato dietro l'orecchio. Ad essere sincera avevo pensato ad un'isola abitata da gay e l'idea mi piaceva pure. Purtroppo ho scoperto che nelle Isole Fiji gli uomini vanno conciati così. Premesso che odio fare il bagno in mare e sono famosa per fare 15 giorni in spiaggia senza nemmeno accostarmi alla riva, mio marito mi aveva finalmente convinta perché c'era una flora ed una fauna acquatica da togliere il fiato. Ma si, sono nel mio viaggio di nozze e tutto mi e' concesso! La mattina l'esplorazione del fondale era andata alla stragrande. Il pomeriggio avevo deciso di riprovarci...era troppo bello! Questa seconda avventura era partita con una canoata in testa: mentre guardavo il fondo una canoa guidata da una tizia poco esperta mi ha centrato il lobo occipitale. Ricordo che per un secondo i pesci si erano trasformati in ballerine di salsa. Ripresami dallo scontro, mi dirigo verso una piattaforma che ricordavo essere popolata da molti pesci. Era tutto tremendamente bello e surreale. Purtroppo la voce insistente dell'Ing. che mi chiamava interrompeva quel momento di simbiosi tra me e l'acqua. Non potevo cacciare la testa fuori per rispondergli, altrimenti mi sarei persa quello spettacolo di colori. Ho deciso, allora, di dirigermi verso la spiaggia ( luogo da cui lui mi chiamava a squarciagola) continuando la mia esplorazione. Appena ho girato lo sguardo per andare verso la voce di mio marito ho avuto una visione. Credo che nemmeno Bernardette quando vide la Madonna nella grotta si e' sentita scossa così come ero io. Invero lei aveva la Santa Vergine, io uno squalo. Ho perso la testa, l'ho recuperata e l'ho cacciata fuori dall'acqua. Ho iniziato a gridare "Help, there is a shark" e nessuno mi si inculava. Tutti guardavano attoniti in attesa di qualche spettacolo. Più gridavo e più attendevo di morire. Mi aspettavo che l'amico con le pinne mi addentasse sul trippozzo grassetto. " Maledetto milk shake!" pensavo... "Fossi stata più magra sicuramente sarei stata anche meno appetibile". Finalmente sento che la mia mano in preda ad un ictus veniva agganciata da una presa stretta ma sicura: era l'Ing. che aveva deciso di salvarmi. Avrebbe potuto approfittarne, sapete?!?!? Ho passato un'oretta sdraiata a fumare di continuo e a bere vodka che il marito acquistava ogni 5 minuti al bar della spiaggia. A suo dire dallo spavento la mia bocca aveva assunto la forma del beccaio che indossavo ed e' rimasta in quel modo per un buon quarto d'ora. Ripensavo soprattutto al bagnino che mi aveva gentilmente spiegato che quello squalo sicuramente aveva avuto paura di me in quanto io ero più grande di lui. Meglio essere mangiati da uno squalo che sentirsi dire che i milk shake avevano dato i loro frutti. Forse se mi fossi portata Linda avrei sortito diverse reazioni. Forse, da bambina, il mio viaggio di nozze me l'ero immaginato così.
3.La spiaggia nera: tutto bene,grazie.

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